Gela. “Mi riservo di denunciare i fatti direttamente alla Procura della repubblica”. Tanti sospetti sollevati dal presidente di “Amici della Terra”. Il presidente dell’associazione “Amici della Terra” Emanuele Amato solleva tanti sospetti intorno all’attuale stato dell’impianto di compostaggio inaugurato circa un mese fa e, come anticipato dalla nostra testata, già al centro di una serie di verifiche da parte dei tecnici regionali. Stando ad Amato, tutti i problemi, anche tecnici, che iniziano a manifestarsi risalgono allo stop forzato dell’impianto successivo al collaudo dell’ottobre di tre anni fa. Da quel momento, l’impianto rimase fermo prima di essere riattivato proprio un mese fa, con tanto d’inaugurazione ufficiale. “Perché – chiede il presidente dell’associazione – l’azienda che si occupò di costruire l’impianto e che contrattualmente aveva l’obbligo di effettuare attività gratuita di assistenza tecnica non è mai stata chiamata a farlo? Non se lo sono chiesti il sindaco Domenico Messinese e il suo vice Simone Siciliano? Non si sono chiesti nemmeno perché l’impianto invece di essere messo in marcia nell’ottobre di tre anni fa sia stato attivato solo lo scorso mese?”.
Il ruolo del commissario Panebianco. Per Amato, quindi, qualcosa non ha funzionato come doveva. “Un impianto di compostaggio – continua – non è esattamente un soprammobile. E’ da considerare come un macchinario che respira e, al pari di un essere umano, ha bisogno di funzionare per garantire risultati”. Le responsabilità, secondo il presidente dell’associazione “Amici della Terra”, vanno ricercate non solo in capo al sindaco e al suo vice ma anche tra i vertici dell’ex Ato Cl2. “Il risultato di tutto questo è un danno erariale che si può quantificare in diverse centinaia di migliaia di euro – ammette – qualcuno dovrà pur pagare. Per il duo Messinese-Siciliano, di tutto ciò, ovviamente, non c’è traccia. Così come, con la stessa imperturbabilità, mantengono come commissario liquidatore dell’ex Ato Cl2 proprio Giuseppe Panebianco, attualmente sottoposto a procedimenti penali”. Un attacco frontale quello di Amato che potrebbe sortire nuove conseguenze davanti, soprattutto, alla necessità di evitare l’eventuale stop dell’impianto costato quasi dieci milioni di euro.