Il grano locale siciliano si conferma uno dei prodotti Made in Italy più apprezzati del comparto agroalimentare, insieme alle eccellenze enologiche del territorio.
Aumenta infatti la richiesta delle produzioni locali dell’Isola sui mercati esteri, attirati dalla ricchezza e sostenibilità del raccolto: tra i nomi più noti Timilia, Maiorca, Russello e Prezzo basso per il bio.
È quanto emerge dall’intervista al presidente di Simenza, associazione impegnata nella tutela e valorizzazione della biodiversità siciliana, in particolare dei grani antichi: positivi sono infatti i suoi commenti sull’andamento del settore, a suo parere in grande sviluppo soprattutto per l’aumento dell’interesse e delle richieste del prodotto da parte di operatori italiani e stranieri.
La riscoperta dei prodotti locali e le opportunità economiche offerte dalle coltivazioni tradizionali sono da sempre i punti di forza del Made in Italy, più volte oggetto delle recensioni e opinioni degli esperti del settore export, che lo considerano un vero e proprio volano per incrementare le vendite all’estero.
Il “bello e ben fatto” italiano vale 135 miliardi di euro: Co.Mark, società specializzata nei servizi di Export Management, sintetizza il potenziale di crescita delle eccellenze italiane nel mondo riprendendo le parole del Rapporto Esportare la Dolce Vita, realizzato dal Centro Studi Confindustria.
“ll Made in Italy è vivo e lotta. La sfida è capire come trasformare le nostre imprese: rafforzare i canali di vendita digitale, stabilizzare le relazioni internazionali, preservare e aumentare la riconoscibilità del Made in Italy”. Il commento di Barbara Beltrame Giacomello a conclusione del Rapporto rispecchia il pensiero della compagnia, ribadito più volte nelle recensioni ai dati ufficiali, e rimarca l’importanza delle eccellenze italiane per aumentare la competitività delle piccole e medie imprese locali all’estero.
È quanto emerge anche dall’analisi condotta dal Rapporto del Centro Studi Confindustria, a cui fa riferimento Comark esprimendo le sue opinioni positive sul Made in Italy: sono in particolare le tre F, ossia Fashion, Food and Furniture, a rappresentare una parte consistente dell’export complessivo dell’Italia, con un potenziale di crescita che si attesta intorno agli 82 miliardi.
L’ opinione sull’export Made in Italy in Usa e Cina
I paesi avanzati continuano a costituire i mercati più grandi, soprattutto gli Stati Uniti, ancora ritenuti quelli con il potenziale più elevato, quantificabile in 15,5 miliardi di euro di export aggiuntivo: gli Usa rappresentano infatti da anni il mercato trainante per il comparto food & wine italiano, confermando l’immagine di prestigio del made in Italy nel mercato statunitense.
Secondo i dati del Sole24Ore, riportati da Comark in una delle sue recensioni sull’export agroalimentare negli Stati Uniti, negli ultimi anni pasta, olio d’oliva, formaggi e vino sono stati i prodotti più rilevanti dell’export verso gli Stati Uniti.
L’industria alimentare italiana – aggiunge Co Mark nei suoi commenti – conquista un ruolo di primo piano nel mercato statunitense e si assicura una presenza. I prodotti tipici italiani escono dall’ambito “etnico” per diventare parte della dieta americana.
Un’attenzione particolare merita anche la Cina, considerata anch’essa un mercato in forte crescita, soprattutto per quanto riguarda la domanda del settore vinicolo.
Un comparto, che secondo recensioni e commenti degli esperti, potrebbe rappresentare uno dei mercati più dinamici, con un valore dell’export aggiuntivo stimato intorno ai 3,9 miliardi di euro e ampi margini di miglioramento sul lungo termine.
Il caso della Sicilia, che vanta ben 70 produttori di grani locali o antichi che lavorano nel rispetto delle tradizioni, della qualità e salubrità del prodotto è un chiaro esempio di come mettere a punto una strategia produttiva incentrata sulla valorizzazione delle eccellenze locali e sul rispetto dell’ambiente permetta di creare un sistema economico redditizio.
I dati positivi dell’export interessano anche i bianchi siciliani, che nel primo quadrimestre hanno fatto registrare un +45% delle esportazioni rispetto allo scorso anno.
Segnali incoraggianti che confermano una vera e propria ripartenza e la volontà di rafforzare le filiere produttive, ma soprattutto di promuovere l’identità del settore agroalimentare, uno dei principali motori del Made in Italy.