Gela. Non solo l’ingiusta detenzione, ma anche la
richiesta di un maxi risarcimento per quanto patito dopo nove anni ininterrotti di ospedale psichiatrico giudiziario.
I danni psichici subiti. Il trentatreenne Antonio La Perna entrò per la prima volta in un Opg a ventitré anni e ne è uscito definitivamente solo un anno fa. Le conseguenze, fisiche ma soprattutto psichiche, sono state devastanti. Ancora oggi, dopo che la sua famiglia aveva già da tempo lasciato la città, è costretto a vivere in strutture specialistiche che possano supportarlo. Il legale che lo rappresenta, l’avvocato Maria Concetta Di Stefano, ha scelto di mantenere un doppio canale giudiziario. Da un lato, la richiesta di risarcimento davanti a nove anni di ingiusta detenzione, con le accuse mosse a suo carico tutte cadute; dall’altro, il ricorso ai giudici civili del tribunale, chiamando in causa anche il Ministero della giustizia. Il legale di fiducia e il padre, Salvatore La Perna, per anni hanno ripetutamente chiesto misure alternative alla detenzione negli ospedali psichiatrici giudiziari. La terribile storia giudiziaria del giovane ha avuto inizio da un’accusa di estorsione. L’allora ventitreenne avrebbe chiesto circa venti euro alla nonna. Dopo pochi giorni, addirittura, la donna ritirò l’iniziale denuncia. Da quel momento, però, fu un giro senza fine tra gli ospedali psichiatrici giudiziari della penisola. La Perna era ritenuto socialmente pericoloso. In più occasioni, una serie di perizie specialistiche fecero emergere l’incompatibilità del regime detentivo negli Opg con le sue condizioni. Adesso, le richieste del legale sono state formulate sia ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta sia a quelli del tribunale locale.