Gela. Condannati a cinque anni di reclusione ciascuno in primo grado e assolti, lo scorso dicembre, davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Assolti in secondo grado. Adesso, i magistrati nisseni hanno depositato le motivazioni relative alla sentenza d’assoluzione emessa nei confronti di Gaetano Biundo e Rosaria Nicosia. I due, originariamente accusati dell’omicidio di Calogero Lo Coco, ex marito della stessa Nicosia, vennero condannati in primo grado solo per eccesso colposo di legittima difesa. Accusa, però, che cadde in appello. Nelle motivazioni redatte dai giudici di secondo grado, viene tracciato l’iter argomentativo che li ha portati a pronunciare due verdetti d’assoluzione. A Gaetano Biundo venne riconosciuta la legittima difesa, per Rosaria Nicosia, invece, caddero tutte le accuse. In sostanza, vennero accolte quasi per intero le richieste formulate dai legali di difesa, gli avvocati Maurizio Scicolone e Giuseppe Fiorenza. La difesa, infatti, ha sempre escluso che nella villetta di Manfria dove venne ritrovato il cadavere di Lo Coco, i due imputati avessero agito con l’intenzione di ucciderlo. Si sarebbero solo difesi dopo la sua incursione nella villetta. L’uomo sarebbe stato colto da un improvviso malore. Gli avvocati Fiorenza e Scicolone, in aula, hanno fatto riferimento all’ipoglicemia alcolica e alla polmonite ab ingestis, che avrebbero provocato una sorta di collasso del polmone a Lo Coco. Non sono mancate neanche perizie mediche specialistiche i cui contenuti sono stati inseriti nelle motivazioni della sentenza. I familiari di Calogero Lo Coco si sono costituiti parte civile sia in primo che in secondo grado. Adesso, si attende la scadenza dei termini per l’eventuale impugnazione del verdetto. Solo la procura generale potrebbe, eventualmente, decidere di rivolgersi ai giudici di Cassazione.