Gela. Il loro studio chiropratico di via Recanati è sotto chiave da oramai un anno e mezzo. Lo studio venne dissequestrato. Zio e nipote, titolari dell’attività, finirono al centro di un’indagine condotta dai carabinieri del reparto territoriale. Lo studio venne inizialmente sequestrato perché i due avrebbero esercitato “la professione medica senza averne i titoli”. Al centro delle verifiche, finirono anche le lauree conseguite presso l’università di Honolulu. Lo studio, però, venne dissequestrato con un successivo provvedimento dei magistrati della procura ma a distanza di poche settimane arrivò un’ordinanza sindacale che li diffidava ad utilizzarlo pur se dissequestrato. Da alcuni mesi, proprio per questa ragione, i titolari finiti al centro del caso attendono una risposta da Palazzo di Città. Né la precedente giunta guidata dal sindaco Angelo Fasulo né l’attuale del primo cittadino Domenico Messinese hanno dato seguito alle richieste e alle memorie presentate dai legali dei chiropratici, gli avvocati Francesco e Giovanni Bellino. Non è da escludere che nei prossimi giorni un nuovo provvedimento in materia possa essere emesso dall’amministrazione.
L’esercizio abusivo della professione medica. Intanto, proseguono le indagini avviate dai magistrati della procura che valutano l’ipotesi di reato dell’esercizio abusivo della professione medica. La difesa dei due chiropratici, però, ha fin dal primo momento contestato le accuse. L’attività svolta nello studio di via Recanati, infatti, non sarebbe regolamentata in Italia: di conseguenza, non sarebbero necessari titoli abilitativi per svolgerla, a cominciare proprio dall’abilitazione medica. Sotto sequestro finirono anche apparecchiature per un valore di circa 200 mila euro. “A questo punto – spiegano gli avvocati Francesco e Giovanni Bellino – attendiamo che almeno la nuova amministrazione comunale dia una risposta alle nostre osservazioni”.