Gela. A sedici anni di distanza da quell’aprile del 1999 che, in parte, gli segnò la vita, arriva il riconoscimento dei danni subiti e l’attribuzione di un’indennità da parte del ministero della difesa.
Il lungo calvario medico. Si tratta del caso di un obiettore di coscienza che scelse di sostituire la leva militare con il servizio prestato all’interno dell’oratorio salesiano di Villaggio Aldisio. Durante le attività, però, venne colpito da un pallone. Perse i sensi e ventiquattr’ore dopo si ritrovò sotto i ferri. I medici dell’ospedale Cannizzaro di Catania gli riscontrarono una malformazione artero-venosa al cervelletto che iniziò a sanguinare proprio a causa del colpo ricevuto. A quel primo intervento chirurgico ne seguirono altri in un brevissimo lasso di tempo.
No all’indennità. I tecnici della commissione medico ospedaliera, sia in prima che in seconda istanza, dissero no al riconoscimento di un’indennità in denaro. Stando al loro verdetto, l’infermità causata al giovane sarebbe stata legata “nella sua genesi a fattori endogeno-costituzionali sulla cui insorgenza nessuna importanza o efficienza lesiva ha potuto costituire una prestazione di servizioquale quella dell’interessato. Dalla documentazione allegata, si evince che il giorno precedente era stato colpito da un pallone, ma a parere di questa commissione, non si può considerare concausa efficiente e determinante”. Per questa ragione, l’obiettore di coscienza, per il tramite dei propri legali, ha scelto di rivolgersi ai giudici della Corte dei conti regionale che, per approfondire il caso, hanno chiesto un verdetto tecnico alla commissione medico legale. A differenza del parere già espresso dalla commissione medico ospedaliera, nelle nuove valutazioni l’incidente subito all’oratorio è stato giudicato come causa delle successive complicazioni cerebrali. “Appare del tutto plausibile – si legge nel verdetto – che la dinamica dell’evento, agendo su strutture vascolari geneticamente predisposte al sanguinamento, possa aver favorito il successivo manifestarsi dell’emorragia cerebrale”. Una linea accolta dai giudici della Corte dei conti che, di conseguenza, hanno imposto al ministero della difesa il versamento di un’indennità di servizio in favore dell’allora obiettore di coscienza.