No alla Fini-Giovanardi, i dubbi degli investigatori dopo la sentenza della Corte

 
0

Stupefacenti, domanda, offerta, acquirenti e, inevitabilmente, anche grossisti. Da anni, investigatori e magistrati locali monitorano le tante piazze di spaccio della città. Tante perché non è mai stato semplice catalogarle o inserirle in mappe ben precise. Prima, erano le organizzazioni mafiose a controllarle; ora, sono bande autonome che si spartiscono il mercato.

Ma all’indomani della recentissima pronuncia dei giudici della Corte costituzionale che boccia la legge “Fini-Giovanardi”, quella che fino a qualche giorno fa ha regolato la disciplina del contrasto alla vendita e al consumo di droghe, cosa accadrà nelle aule del palazzo di giustizia e nelle strade dello spaccio?
“In questo momento – spiega il maggiore Valerio Marra comandante dei carabinieri del reparto territoriale – non è ancora possibile fare una valutazione tecnica. Certamente, bocciando la Fini-Giovanardi, i giudici della Corte costituzionale aprono diverse soluzioni. La legge finita al centro delle loro valutazioni non faceva distinzione tra il possesso di droghe leggere e quello di droghe pesanti. Se si dovesse superare questo criterio, sicuramente chi verrà fermato in possesso di sostanze classificate come leggere non potrà andare incontro all’arresto come capita adesso. Le stesse misure cautelari applicabili dovranno variare”.
Il maggiore, da questo punto di vista, non sembra trascurare l’impatto della decisione pronunciata dai massimi giudici. “In questa città – continua – il fenomeno dello spaccio di droga e del relativo acquisto è decisamente radicato. Molte nostre operazioni lo hanno dimostrato. I magistrati della procura sono attenti su questo fronte. E’ anche vero che non esistono piazze di spaccio classiche. La droga viene venduta anche con il porta a porta. Da quando mi sono insediato, abbiamo eseguito circa una trentina di ordinanze di custodia scaturite proprio da reati legati alle droghe, senza contare le tante denunce a piede libero”.
La pronuncia dei giudici costituzionali viene accolta con molta soddisfazione soprattutto dagli avvocati penalisti, da anni impegnati a contestare l’eccessiva rigidità della disciplina introdotta con la Fini-Giovanardi. “Aldilà di qualsiasi valutazione tecnica – spiega l’avvocato Cristina Alfieri presidente della camera penale Eschilo – quella emessa dalla Corte costituzionale è, certamente, una decisione che fa giustizia. Non prevedere una netta separazione tra droghe leggere e pesanti ha, in questi ultimi anni, danneggiato non solo chi si è trovato a fare i conti con questo sistema sanzionatorio ma, soprattutto, il meccanismo penale nel suo complesso. Non dobbiamo nascondere che il sovraffollamento carcerario e quello dei ruoli dei tribunali si legano inevitabilmente al boom dei reati successivo all’entrata in vigore della Fini-Giovanardi. Adesso, spetterà al legislatore prevedere nuovi interventi”.
La sentenza dei magistrati costituzionali, comunque, lascia ancora perplessità soprattutto intorno al futuro più immediato della normativa in materia di sostanze stupefacenti. “Per operare – ammette il neo dirigente capo del commissariato di polizia Francesco Marino – abbiamo bisogno di certezze. Il legislatore dovrebbe dirci se, effettivamente, esiste una distinzione tra droghe leggere e pesanti oppure se vadano considerate allo stesso modo. Di certo, domanda e offerta di droghe non sembrano risentire di nessuna crisi. Anzi, i prezzi vanno incontro un po’ a tutte le tasche. Il costo di un grammo di cocaina si è decisamente abbassato, per non parlare dei cinque euro con i quali puoi procurarti una pasticca con principi attivi sintetici. Adesso, dovremo capire meglio quello che accadrà. In città, la situazione non è preoccupante. Siamo nella media ma bisogna sempre vigilare”.
Intanto, i primi effetti del verdetto giunto dal palazzo della consulta iniziano a farsi sentire nelle aule giudiziarie locali. “Negli scorsi giorni – spiega l’avvocato Davide Limoncello – durante il processo a carico di un diciassettenne fermato per possesso di dieci stecche di hashish, ho sollevato l’eccezione legata proprio alla pronuncia della corte. Il procedimento doveva essere discusso ma con la Fini-Giovanardi bocciata ho chiesto al giudice di non procedere. Adesso, il processo è stato rinviato a maggio. Si tratta di una delle prime decisioni sulla questione ma, sicuramente, ne arriveranno molte altre. Non potevo concludere il dibattimento sotto regime di Fini-Giovanardi per poi, magari fra qualche settimana, vedere altri imputati con le stesse accuse rispondere in base ad un regime sanzionatorio diverso da quello applicato al mio assistito. Non dimentichiamo, inoltre, che in parlamento si è bloccato l’iter del decreto che, già prima della decisione dei giudici costituzionali, avrebbe dovuto rivedere l’intera impalcatura normativa legata al principio della speciale tenuità dei reati di droga. Bisognerà capire cosa intenda fare il nuovo governo che si formerà nei prossimi giorni”.
Se l’esecutivo a firma Renzi interverrà sulla questione lo sapremo solo nelle prossime settimane: di certo, però, esistono espliciti numeri. Nel Quarto libro bianco sulla Fini-Giovanardi, realizzato da un gruppo di associazioni del settore, si legge chiaramente che “nel 2012 gli ingressi totali in carcere erano stati 63.020, di cui 20.465 per violazione del solo art.73 (quello che punisce la detenzione nella legge del 1990, modificata dalla Fini-Giovanardi): il 32,47 per cento. Al 31 dicembre 2012, i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 65.701, di cui 25.269 a causa dell’art.73, pari al 38,46 per cento”.


LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here