Niente risposte dagli imprenditori, i sindacati dell’indotto allo scontro: “Solo provocazioni…Eni controlli retribuzioni e contributi”

 
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Le segreterie dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm hanno chiuso l'intesa

Gela. Dopo richieste e solleciti, i metalmeccanici della triade

di Fiom, Fim e Uilm mollano gli ormeggi e vanno verso lo scontro con gli imprenditori confindustriali dell’indotto.
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Le richieste agli imprenditori. “In più occasioni, abbiamo chiesto un incontro ufficiale per verificare le vicende dell’indotto Eni e degli operai che lavorano per conto delle aziende che hanno ottenuto i contratti – dicono i segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese – ad oggi, registriamo solo un atteggiamento provocatorio e poco rispettoso delle relazioni sindacali”. I metalmeccanici, da tempo, denunciano la precarizzazione dei diritti di base degli operai dell’indotto, dai contratti a termine alle agenzie di lavoro interinale, passando per la bulimia degli straordinari, che lascerebbe fuori dalla fabbrica tanti lavoratori ancora inseriti nella lista di disponibilità.
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Fino ad ora, però, dai confindustriali non sarebbero arrivate risposte. “Nostro malgrado – dicono ancora i segretari provinciali dei metalmeccanici – dobbiamo prendere atto che le relazioni sindacali non riescono a trovare il punto d’equilibrio, che sarebbe necessario a garantire i diritti dei lavoratori dell’indotto, così come stabiliti nell’accordo del luglio 2012”. I sindacati chiamano in causa direttamente i manager di raffineria Eni. “Chiediamo a Raffineria – concludono – di verificare il calcolo delle retribuzioni mensili e dei contributi spettanti agli operai dell’indotto, che lavorano per conto di aziende titolari di contratti sottoscritti proprio con raffineria”. I sindacati, quindi, aprono la vertenza indotto e le relazioni sindacali con le parti datoriali sono sempre più in bilico.

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