“Niente pace neppure da morti”, per un loculo feretro “parcheggiato” venti giorni

 
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Immagini di repertorio

Gela. Ieri mattina erano otto i feretri “parcheggiati” nella camera mortuaria del cimitero Farello. Sono lì da giorni, alcuni da settimane, semplicemente perché non ci sono loculi dove seppellirli. Luigia, Carmelo, Rosa, Giuseppe, Rocco: nomi, storie, vite, non sono solo corpi quelli rinchiusi in quelle casse, ma persone che giunte alla fine del loro viaggio terreno, non hanno ancora trovato spazio per una degna sepoltura. Tre di loro ieri mattina hanno finalmente trovato la loro sepoltura. Tra questi c’è Luigia, morta lo scorso 2 ottobre all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Il 5 di ottobre i familiari celebrano il funerale, da allora però, per 20 lunghi giorni, Luigia non ha potuto essere seppellita nel loculo accanto al marito, acquistato all’interno di una confraternita, semplicemente perché quel loculo era già occupato da un’altra persona, finita lì dentro dopo una delle tante requisizioni operate dal Comune per far fronte alla carenza di posti per la sepoltura. Venti lunghi giorni in cui la famiglia di Luigia ha cercato in tutti i modi di farsi sentire, anche rivolgendosi ad un avvocato. Ieri finalmente Luigia ha potuto raggiungere il marito nel loculo che le spettava di diritto, nel frattempo la persona che era stata tumulata lì dentro è stata spostata, per la quarta volta, in pochi anni. Di casi di nomadismo delle salme purtroppo ce ne sono tanti, tutti legati alla carenza di spazi nei cimiteri cittadini.

Spesso le famiglie sono costrette a rivolgersi al Comune che però non sempre risponde in maniera ufficiale. Per una situazione che si risolve, ce ne sono però tante che rimangono in sospeso. In questo momento nella camera mortuaria di Farello sono rimaste cinque salme. Ieri per Luigia e la sua famiglia è finito un calvario durato venti giorni, ma la storia potrebbe avere strascichi giudiziari. Solo qualche mese fa il sindaco aveva annunciato la costruzione di altri 840 nuovi loculi come panacea di tutti i mali. Fatti salvi i tempi di realizzazione però ad oggi rimangono oltre 2300 salme in attesa di collocazione definitiva. Ed è proprio il caso di dirlo, per loro il detto “Riposa in pace”, al momento rimane solo un desiderio irrealizzato.

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