Nessuno si aspettava una cosa del genere | Il terremoto di Gela del 1693 ha rivelato qualcosa che non tutti sanno
Nel 1693 Gela scampò alla distruzione: il sisma devasta il Val di Noto, ma lascia intatto il porto. Scopri la curiosità finale.

Una scossa colossale che cambiò la Sicilia
Il 11 gennaio 1693, un terremoto stimato tra magnitudo 7,1 e 7,4, scosse violentemente la Sicilia sud-orientale. Con epicentro nel Val di Noto, l’evento è considerato il più potente terremoto nella storia italiana, con intensità pari a XI sulla scala Mercalli e oltre 60.000 vittime. Interi centri come Catania, Siracusa e Ragusa vennero quasi cancellati, ridisegnando il volto della regione in un cantiere senza precedenti. Non solo un sisma devastante: lo stesso evento generò uno tsunami che spazzò la costa ionica, travolgendo villaggi e causando una ritirata improvvisa e drammatica del mare.
Tuttavia, nel cuore della provincia di Caltanissetta, la storia prese una piega sorprendente. Gela, per posizione geografica e conformazione geologica, fu investita solo da lievi scosse: qui le fratture nel terreno, la ritirata marina e un tremito fugace non causarono danni strutturali significativi . In altre parole, mentre il Val di Noto affrontava la catastrofe, Gela rimaneva sostanzialmente indenne, con il suo porto e le sue mura che tenevano. Questo ha permesso alla città di mantenere più intatta la sua infrastruttura antica, rispetto ai centri orientali travolti dal sisma.
Perché Gela resistette alla devastazione
La sorprendente resilienza di Gela si spiega con diversi fattori: la distanza dall’epicentro, la sua posizione sul versante sud-ovest della Sicilia e la composizione del terreno – meno soggetto a terremoti distruttivi rispetto al Val di Noto. Inoltre, il sistema geologico locale, caratterizzato da faglie con bassa propensione a scosse mortali, diede un’ulteriore protezione alla città. Mentre gran parte dell’isola rinasceva sotto un devastante cantiere barocco, Gela poteva continuare la sua vita quasi senza interruzioni, conservando strutture e tradizioni pregresse.
È interessante notare come Gela divenne, nei mesi successivi, una sorta di refugium pacis: rifugio per attività commerciali e culturali sopravvissute, punto di approvvigionamento per le operazioni di ricostruzione condotte verso est. Una città che, pur essendo stata sfiorata dall’evento più distruttivo in Italia, ha saputo convertirlo in uno spartiacque che ne ha consolidato l’identità storica.
Curiosità
Non tutti sanno che le onde anomale e le fratture nel terreno registrate a Gela nel 1693 sono documentate anche negli archivi locali, nonostante non abbiano provocato danni visibili. Questa testimonianza fa di Gela un raro caso di città quasi indenne, testimone silenziosa di una catastrofe storica, con una narrazione rara e autentica nel cuore della Sicilia.