Gela. “Sicuramente, Eni ha avuto il merito in questo periodo di garantire un picco di lavoro che fa respirare soprattutto l’indotto. Ma i numeri che ha comunicato nel rapporto di sostenibilità devono essere garantiti anche dopo”. Il segretario provinciale dei metalmeccanici dell’Ugl Francesco Cacici non nasconde le enormi preoccupazioni per la fase successiva alla conclusione dei cantieri della green refinery e di quelli della base a terra per il gas. “La parola d’ordine deve essere lavoro – continua – Eni non si può limitare a comunicare i numeri degli investimenti, nella prospettiva di un futuro che per l’indotto sarà drammatico. Sappiamo benissimo che la nuova green refinery, sempre che possa entrare a regime nel tempi prospettati, non garantirà la mole di lavoro del passato”. Per il sindacalista, oggi in fabbrica si scontano gli errori del passato. “Ricordiamo tutti gli investimenti rimasti al palo o gli accordi sottoscritti e mai attuati – conclude – senza prospettive successive a questo periodo, la crisi sarà profonda e per questo motivo sarà necessario vigilare. Questo deve fare il sindacato che non si può permettere di vedere morire il lavoro in questa città”.
Nel rapporto di sostenibilità 2017, i manager di Eni confermano il rispetto degli impegni assunti con il protocollo d’intesa di quattro anni fa. Le somme investite (fino al giugno di quest’anno) ammontano a 818 milioni di euro. La multinazionale punta sul nuovo sistema di produzione green, con gli impianti che dovrebbero entrare a regime entro i primi mesi del 2019 ma anche sulla piattaforma a terra per il gas.