Gela. Venne alla luce all’ospedale “Vittorio Emanuele”, ma da subito i medici accertarono una gravissima malformazione.
Eni chiamata all’accertamento tecnico preventivo. Il caso venne individuato come sesso ambiguo, a causa di organi genitali incerti. A tre anni di distanza dalla nascita, mentre i magistrati della procura non hanno comunque accertato l’esistenza di possibili profili di rilevanza penale, i genitori, attraverso un legale di fiducia, si sono rivolti al giudice civile del tribunale. Si è aperta la fase di accertamento tecnico preventivo, finalizzata al raggiungimento di un eventuale accordo tra le parti. I genitori, infatti, hanno scelto di citare il gruppo Eni, ritenendo che la gravissima malformazione sia da legare all’immissione in atmosfera di possibili sostanze pericolose, generate proprio dal ciclo produttivo della fabbrica di contrada Piana del Signore. I legali della multinazionale, però, hanno già contestato, davanti al giudice, non solo le richieste avanzate ma anche il tipo di rito scelto. Allo stesso tempo, però, il legale della coppia ha già provveduto a richiedere la nomina di consulenti che possano valutare il caso e l’eventuale connessione con l’esposizione ad inquinanti. Il legale fa leva anche su una precedente maxi perizia che, in una serie di procedimenti civili dello stesso tipo, ha già fatto emergere una correlazione tra malformazioni neonatali e le sostanze immesse in atmosfera, a seguito del ciclo produttivo industriale. Il giudice, a questo punto, dovrebbe sciogliere la propria riserva entro le prossime settimane. Se le parti non dovessero raggiungere un accordo, potrebbe aprirsi un vero e proprio procedimento civile.