Gela. La giunta regionale del presidente Nello Musumeci “apprezza” l’accordo di programma per la “riconversione e la riqualificazione industriale” dell’area di Gela. L’ha fatto con un provvedimento, appena emanato. L’accordo di programma, almeno sulla carta, dovrebbe essere lo strumento in grado di convogliare i soldi da investire nell’area locale, dopo la firma di quattro anni fa del protocollo di intesa per la riconversione green della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e il riconoscimento dell’area di crisi complessa. Nonostante l’apprezzamento, dalla Regione non arrivano altri segnali finanziari. I soldi da stanziare rimangono sostanzialmente invariati, dieci milioni (peraltro presi dal fondo destinato alla zona franca della legalità per la provincia di Caltanissetta) e un ulteriore contributo da poco meno di un milione di euro. Somme da aggiungere ai circa quindici milioni che dovrebbero essere stanziati dal governo centrale.
Ben poca cosa, se si pensa che nello stesso atto di “apprezzamento” si indicano i dati forniti da Invitalia e dal Ministero dello sviluppo economico, relativi ai progetti di insediamento produttivo nel territorio locale. Proposte progettuali per un totale di circa un miliardo di euro. Cifra astronomica se confrontata a quelle messe sul tavolo a Palermo e a Roma. I soldi della Regione, come si legge nella delibera firmata dal presidente Musumeci, dovrebbero servire soprattutto ad incentivare i progetti di investimento superiori al milione e mezzo di euro. L’accordo di programma definitivo, adesso, dovrà essere siglato da tutte le parti interessate. Dopo oltre tre anni dall’insediamento, con un accordo di programma trasformato in “totem” di tutte le scelte delle loro quattro giunte, il sindaco Domenico Messinese e il suo vice Simone Siciliano incassano l’ennesimo impegno dalla Regione, che di soldi (al momento) ne prevede veramente pochi. Politica locale e sindacato hanno più volte contestato l’esito delle mosse del sindaco e del suo assessore di riferimento, che avrebbero partorito giusto una “mancetta”, elargita dal governo nazionale e da quello regionale.
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