Ascoli Piceno. Si è difeso l’allora responsabile del cantiere di Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno, a processo per la morte del giovane operaio gelese Gianluca Caterini. Il decesso si registrò cinque anni fa a causa delle conseguenze riportate dal lavoratore, da poco giunto nel cantiere attraverso una società interinale. Venne colpito da un pesante tubo che era movimentato da un mezzo usato per le attività. Il gruista definì la sua posizione senza arrivare al dibattimento. Mario Barbaro è invece a processo. Ha escluso di non aver adempiuto agli obblighi di vigilanza. Ha fornito una versione non in linea con quella della procura ascolana. Per i pm ci furono difformità e secondo l’ispettore del lavoro sentito in aula nelle scorse udienze, il tubo movimentato sarebbe dovuto servire a bloccare una catasta di altri tubi. Manovre e scelte che per gli inquirenti avrebbero determinato l’incidente e sono alla base delle accuse di omicidio colposo. Sia la procura sia i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Condorelli e Maria Scuderi, sono invece certi che quanto accaduto fu responsabilità esclusivamente di chi dirigeva il cantiere e sovraintendeva i lavori. Sarebbero stati violati gli obblighi di vigilanza.
Il giovane riportò ferite molto gravi e nonostante il trasferimento all’ospedale “Mazzoni”, perse la vita. Sono nel procedimento, chiamate in causa come responsabili civili, le due aziende alle quali erano riferibile il cantiere, Sicilsaldo e Nuova Ghizzoni. E’ uscita dal procedimento, invece, la società di lavoro interinale che aveva definito l’assunzione. La moglie dell’operaio, anche nell’interesse della figlia, è parte civile. Il prossimo gennaio dovrebbe arrivare la decisione.