Gela. Cadde sotto i colpi dei sicari quando era appena ventiquattrenne, nel novembre di ventisette anni fa. Adesso, i familiari di Tommaso E.F. chiedono che il suo caso possa essere inserito tra quelli delle vittime di mafia.
L’agguato di ventisette anni fa. Non sarebbe stato lui, infatti, l’obiettivo di quel commando che entrò in azione nel cuore del centro storico, nella zona di via Marconi. Insieme a lui, perse la vita un trentacinquenne. Un terzo giovane, forse il vero obiettivo del gruppo di fuoco, riuscì a fuggire. Quell’omicidio non ha ancora un vero responsabile. Gli unici due imputati, compreso l’attuale collaboratore di giustizia Marcello Orazio Sultano, uscirono indenni dal dibattimento. Per uno il processo si chiuse causa decesso; per Sultano, invece, arrivò l’assoluzione. I familiari, tramite il loro legale di fiducia Giuseppe Cascino, si sono rivolti al fondo nazionale per le vittime di mafia. Il caso dell’allora ventiquattrenne, però, potrebbe riservare ulteriori novità.
Chiesto l’accesso ai fascicoli d’indagine. Dai funzionari del fondo per le vittime di mafia è arrivato un primo no alle richieste avanzate dai familiari. Allo stato degli atti presentati non ci sarebbero le condizioni per il riconoscimento dello status di vittima. Proprio l’avvocato Cascino, però, ha deciso di approfondire ulteriormente l’intera vicenda. Ha già inoltrato una richiesta per accedere ai fascicoli d’indagine relativi proprio all’omicidio di Tommaso E.F. Solo in questo modo si potranno avere maggiori particolari su una morte che, già all’epoca, venne considerata anomala. La settimana precedente all’agguato, il fratello del trentacinquenne che lo accompagnava era stato a sua volta trucidato dai killer. Davanti alla richiesta d’accesso agli atti d’indagine, sia i funzionari della questura che quelli della prefettura hanno preso tempo: stanno valutando se sussistano ancora le ragioni di pubblica sicurezza per limitare la consultazione dei fascicoli.