Gela. È passata una settimana dalla morte di Giovanni Catalano, deceduto dopo un malore in casa. La moglie Ermenlinda Metellino, ha deciso di raccontare la tragica esperienza vissuta, denunciando la poca professionalità dimostrata dagli operatori del 118. In città dovrebbero essere due le ambulanze medicalizzate ma in realtà nessuna presenta un medico a bordo. I soccorsi, allertati per ben due volte dai familiari, sono arrivati nell’abitazione di via Manzoni dopo 15 minuti ma per Giovanni non c’è stato nulla da fare.
Ermelinda rivive con dolore gli ultimi momenti vissuti accanto al marito, compagno di vita e con cui condivideva la passione per gli sport, in primis il calcio e il tennis perchè nonostante il dolore vuol lanciare un messaggio alla città.
“Correte in ospedale e non aspettate i soccorsi – dichiara Ermelinda – è assurdo che a Gela non ci sia un medico nelle ambulanze, avrebbe potuto fare la differenza e salvare la vita”.
La signora da anni malata di sclerosi multipla non ha intenzione di mollare ma vuol lottare affinchè la sanità gelese possa migliorare.
“Noi malati di sclerosi multipla siamo costretti ad andare fuori perchè in città non sappiamo dove sbattere la testa”, conclude.
Il direttore del presidio ospedaliero Alfonso Cirrone Cipolla ha spiegato che l’ospedale non ha ambulanze proprie e dipende dal 118.
Il 118 dovrebbe avere due ambulanze medicalizzate ma in realtà le due postazioni di Gela sono senza medico ma solo con operatore ed autista. Abbiamo provato a contattare il direttore del 118 ma senza fortuna. Restiamo a disposizione per una ulteriore replica.