Gela. Dieci anni fa la tragedia. Una morte mai accettata. Una verità forse non detta, mai svelata sino in fondo. E per cui nessuno ha pagato.
Terence Gambino era ancora una ragazzo quando è morto. Aveva 20 anni. Il caso giudiziario è stato archiviato: La sua morte non ha responsabili. Lo decise il Gip del tribunale di Gela nel 2007, respinse le accuse di omicidio colposo contro i medici indagati. L’indagine coinvolse i due sanitari in servizio al pronto soccorso che prestarono le prime cure al giovane. Il medico legale che aveva eseguito l’autopsia sostenne che Terence era deceduto a causa di una emorragia interna.
Molti misteri non sono stati svelati. Il ragazzo era stato accompagnato due volte in ospedale accusando forti malesseri. Ai medici del pronto soccorso aveva detto di avere un fortissimo mal di testa e di avere vomitato nero. Secondo le testimonianze dei familiari, i medici gli avrebbero somministrato una terapia antinfluenzale e poi lo avrebbero dimesso. Nel pomeriggio stesso copione, ma stavolta al giovane sarebbe stato sottoposto a flebo. In nottata la tragedia. Alle quattro di mercoledì Terence Gambino venne ricoverato d`urgenza al reparto di rianimazione in coma anossico, causato dalla mancanza di ossigeno. I familiari raccontano che il loro congiunto al momento del ricovero perdeva sangue dalla bocca e dal naso e che aveva una temperatura corporea bassissima. Alle 16 il decesso nonostante i disperati tentativi dei medici del reparto di rianimazione di strapparlo ad un destino assurdo.
A dieci anni di distanza, i familiari, con in testa la madre, Cettina Pisano, hanno promosso una fiaccolata. Per la donna, il mondo si è fermato il 3 febbraio del 2005. “Non posso fare passare l’idea della morte naturale – ci racconta Cettina Pisano – sono state dette e raccontate troppe falsità. Non ha pagato nessuno. Hanno negato durante il processo tutto, dal vomito nero all’ipotermia”
“Mio figlio – dice la mamma di Terence – non soffriva di nulla. Non era cardiopatico, non aveva alcuna patologia. Uno stafilococco non può uccidere un ragazzo di 20 anni”. Eppure per la giustizia penale il caso è archiviato ed i medici non hanno commesso alcuna irregolarità”. La causa civile invece va avanti. “Ho ancora tanta rabbia – conclude la donna – non mi rassegnerò mai alla sua morte ed alla mancanza di giustizia. Terence poteva essere salvato”.
Alla fiaccolata c’erano amici e familiari ma non persone che hanno subito casi di malasanità. “Ci aspettavamo maggiore partecipazione – dice Gabriele, fratello di Terence – ci sono tante persone che hanno visto morire i loro congiunti, anche da pochissimo tempo. Vogliamo tenere alta l’attenzione su questi temi”.