Gela. Quanto scritto in un comunicato stampa ufficiale della Lega Sicilia, quasi a ridosso delle amministrative dello scorso anno, non può essere interpretato come esercizio del mandato di senatore della Repubblica. Quindi, non è coperto da immunità parlamentare. Il giudice civile del tribunale Flavia Strazzanti l’ha spiegato a scioglimento della riserva assunta nella causa avviata dall’ex candidato leghista a sindaco, Antonio Giudice. L’imprenditore ha portato in tribunale il senatore Stefano Candiani, la cui difesa ha subito sollevato l’immunità. Secondo Giudice, il parlamentare della Lega l’avrebbe diffamato. Fece espressamente riferimento ad un suo esclusivo interesse per le “poltrone”, definendolo “millantatore”. Il senatore è uno degli uomini di punta di Matteo Salvini sull’isola. L’imprenditore e altri militanti locali della prima ora sono stati invece messi alla porta, con i salviniani che hanno preferito puntare su un “nuovo” corso, adesso rappresentato da due consiglieri comunali all’assise civica. “Ai fini dell’immunità parlamentare per dichiarazioni ritenute lesive dell’onore, è richiesta una sostanziale identità di contenuto tra opinione espressa in sede parlamentare e quella manifestata extra moenia – si legge nel provvedimento del giudice – di modo che esse si colleghino ad atti già posti in essere dal loro autore nell’esercizio delle sue funzioni di membro del Parlamento, ritenuto che il comunicato stampa a cui l’attore attribuisce portata diffamatoria, concernente l’attuazione della linea politica voluta dal partito nel territorio siciliano ed emesso dal convenuto nella qualità di Commissario regionale della Lega per la Regione Sicilia, non costituisce atto tipico della funzione di senatore né è stato allegato dal convenuto che esso riproduca il contenuto di un atto parlamentare o sia espressione di un’attività propria della funzione parlamentare”.
L’azione per il risarcimento, nell’interesse di Giudice, è stata avviata dall’avvocato Angelo Cafà. Secondo il legale del senatore, l’avvocato Giuseppe Vignera, si sarebbe invece trattato dell’esercizio di una funzione istituzionale, coperta da immunità. Il giudice del tribunale, dopo aver sciolto la riserva, ha trasmesso gli atti al Senato, “per le opportune determinazioni” e ha sospeso il processo, fino a quando non arriverà una decisione parlamentare sulla posizione di Candiani.