Gela. Le segnalazioni, ormai da diverso tempo, arrivano dai componenti delle associazioni che si occupano di tutelare commercianti ed esercenti locali, con in testa quelli di Confcommercio.
Sono stati chiesti controlli sull’origine di buona parte della merce messa in vendita all’interno degli esercizi commerciali gestiti da cittadini cinesi. Il sospetto, infatti, riguarda proprio la provenienza dei prodotti e, soprattutto, l’eventuale contraffazione.
Denunce, comunque, che hanno dato vita anche ai primi procedimenti penali. Davanti ai giudici del tribunale, sono apparsi alcuni commercianti cinesi. Tra gli ultimi, è arrivato in aula il procedimento aperto nei confronti di un esercente della repubblica popolare, da anni residente in città, accusato di ricettazione: avrebbe fatto giungere da Catania merce risultata, a conclusione dei controlli, non in regola.
L’uomo, difeso dall’avvocato Stefano Psaila del foro etneo, è stato chiamato a rispondere delle accuse mossegli dai magistrati della procura. In sostanza, una notevole quantità di merce, presumibilmente contraffatta, sarebbe stata trasportata da Catania in città.
Per la maggior parte, si tratterebbe di abiti e, più in generale, accessori per l’abbigliamento. La fornitura sarebbe stata garantita da altri cittadini cinesi, titolari di una grande rimessa nel capoluogo etneo.
La rotta che da Catania conduce in città, stando all’accusa, sarebbe stata quella prediletta. Sospetti, comunque, già elevati proprio dalle associazioni di settore.