“Mediterraneo, il mare che continua a inghiottire vite”, la denuncia della gelese Viviana Di Bartolo

Nel Mediterraneo centrale si continua a morire. È la denuncia di Viviana Di Bartolo, gelese, soccorritrice a bordo della nave Humanity 1.

06 ottobre 2025 13:13
“Mediterraneo, il mare che continua a inghiottire vite”, la denuncia della gelese Viviana Di Bartolo -
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Porto Empedocle. Venerdì pomeriggio, a sud di Lampedusa. Tra onde alte e vento forte, l’equipaggio della Humanity 1 avvista un barchino alla deriva. A bordo, 41 persone stremate. Alcune sono già in stato di incoscienza. A raccontare quei momenti la gelese Viviana Di Bartolo, Coordinatrice dei soccorsi a bordo della nave della Ong tedesca.

«Abbiamo trovato un barchino alla deriva, proprio sotto la nostra nave – racconta - Le persone erano esauste, alcune già prive di sensi. Abbiamo cercato di avvicinarci, ma il mare era molto mosso. È stato difficilissimo anche mettere in mare i gommoni.»

Dopo ore di manovre difficili, l’equipaggio riesce a mettere in salvo i naufraghi. Molti presentano segni di tortura, sono disidratati, in ipotermia e portano sul corpo profonde ustioni da carburante.

«Abbiamo tentato di rianimare due persone – spiega Viviana - somministrando ossigeno e assistenza continua. Purtroppo, abbiamo dovuto registrare due decessi a bordo.»

Dopo giorni in mare, la Humanity 1 ottiene l’autorizzazione a sbarcare a Porto Empedocle. Le 41 persone sopravvissute vengono affidate alle autorità sanitarie. Le due salme saranno prese in carico dalla Prefettura di Agrigento.

«Questo dimostra che nel Mediterraneo centrale si continua a morire – denuncia la coordinatrice -  Le persone fuggono dalla Libia, un Paese non sicuro, dove subiscono torture e violenze. Hanno bisogno di essere accolte e curate, non respinte.»

Nel Mediterraneo centrale si muore ancora: di sete, di freddo, di paura. Ma anche di politiche che limitano i soccorsi e lasciano intere imbarcazioni senza aiuto per giorni.

«Si muore di disperazione, si muore perché si fugge da posti dove la vita è in pericolo – conclude Viviana -  E si muore anche per le politiche restrittive che rendono il mare una trappola mortale.»

Un altro soccorso, un’altra tragedia. Un mare che per molti resta l’unica via di fuga — e troppo spesso, l’ultimo confine della loro vita.

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