Mazzarino, opposizione: "Silenzio pesante sulla commissione d'indagine"
La richiesta dei consiglieri di opposizione
Mazzarino. In ogni comunità arriva un momento in cui il silenzio non è più semplice omissione: diventa scelta. Scelta di non vedere. Di non ascoltare. Di non sapere. Noi, consiglieri comunali, Francesco Lo Forte, Giuseppe Presti, Enzo Guerreri, Davide Virga, Letizia Pistone, Martina Selvaggio e Giorgio Arena più cinque, abbiamo fatto un’altra scelta. Abbiamo deciso di porre domande. Di esercitare il nostro diritto-dovere di accesso agli atti. Di votare, con 13 favorevoli su 16, una commissione d’indagine. Non per distruggere, ma per fare luce. Eppure, da oltre trenta giorni, nessuna risposta. Nessun documento. Solo silenzi, rinvii, cavilli, ostacoli. Muri di gomma eretti con cura, per non affrontare ciò che è evidente. Quella commissione è diventata la linea di confine tra due visioni: tra chi crede nella trasparenza e chi preferisce l’opacità.
Tra chi sa che la democrazia si nutre di risposte, e chi si rifugia nella nebbia delle procedure. Si tergiversa, si rinvia, si inventano ostacoli. Prima si dice che debba predisporla il consiglio, poi che serve un’altra riunione, poi ancora che bisogna attendere, verificare, chiarire. Ma la verità è semplice: si ha paura. Lo abbiamo visto anche ieri, nella conferenza dei capigruppo. I consiglieri Mantione e Petralia, invece di agevolare l’avvio della commissione, hanno nuovamente sollevato questioni pretestuose, nel tentativo evidente di bloccarne la costituzione. E, fatto ancor più grave, l’amministrazione comunale ha scelto di non presentarsi: un’assenza pesante, che dice più di tante parole. C’è chi ha preferito uscire dall’aula piuttosto che guardare in faccia la realtà. E allora diciamolo apertamente: Di cosa avete paura? Perché si sfugge al confronto? Una commissione d’indagine non è un tribunale. È uno strumento previsto dallo Statuto e dai Regolamenti. È un luogo dove la verità può, finalmente, parlare. Se questa commissione spaventa, allora significa una cosa sola: che è necessaria. Che è urgente. Che è giusta. Non cerchiamo colpevoli, ma trasparenza. Non inseguimenti, ma chiarezza. Non teatrini, ma risposte. Se la democrazia ha ancora un senso, la volontà della maggioranza del Consiglio non può essere ostaggio dell’imbarazzo o della paura di chi governa. La verità non si può congelare. Il tempo delle scuse è finito.
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