Gela. Assolti, “perché il fatto non sussiste”. Il giudice Miriam D’Amore, al termine dell’istruttoria dibattimentale, ha emesso un dispositivo favorevole nei confronti di tre responsabili Eni. L’assoluzione è stata pronunciata per Carmelo Raimondo, Claudio Zacchigna e Salvatore Castellino. Erano accusati di un presunto smaltimento irregolare di materiale contaminato da acido solforico, che avrebbe causato conseguenze al terreno con il quale venne a contatto. Secondo i pm della procura, dopo una prima regolare segnalazione, giunta dagli operatori dell’azienda a seguito di una perdita da uno dei serbatoi dell’isola 9 della fabbrica di contrada Piana del Signore, ci sarebbero state presunte irregolarità nelle fasi successive. Il materiale contaminato da acido sarebbe stato stoccato senza le necessarie precauzioni, così come invece previsto dalla normativa. Ci furono sopralluoghi da parte di tenici Arpa. In aula, al termine della requisitoria, il pm Pamela Cellura ha spiegato che le irregolarità sarebbero state da addebitare ai responsabili finiti a processo, facendo riferimento ai dati trasmessi durante i controlli. Ha chiesto la condanna a dieci mesi di reclusione per tutti gli imputati. Una linea sostenuta dai legali di parte civile, in rappresentanza della Regione, del Comune e delle associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela”. Gli avvocati Liliana Bellardita, Joseph Donegani, Salvo Macrì e Giuseppe Laspina, hanno chiesto la condanna degli imputati, sostenendo che le procedure di stoccaggio e smaltimento non sarebbero state a norma. Secondo le accuse, i big bags usati per contenere il materiale non sarebbero stati idonei.
In base agli elementi esposti dall’accusa, ci sarebbe stato un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi, che avrebbe alterato lo stato del sottosuolo, con livelli anomali di ph acido. Ricostruzione che i legali dei responsabili Eni, gli avvocati Attilio Floresta e Carlo Autru Riolo, hanno invece ridimensionato. Secondo la loro valutazione, gli atti della procedura dimostrerebbero il fatto che i termini previsti per lo smaltimento e la messa in sicurezza vennero rispettati. Hanno spiegato che non ci sarebbero state prove per sostenere che i big bags usati non fossero efficienti. Le segnalazioni sulla perdita di acido solforico avrebbero rispettato i parametri previsti. Per i pm della procura, gli imputati avrebbero però omesso di dare indicazioni su un secondo evento inquinante. Anche questo aspetto è stato respinto. Il giudice Miriam D’Amore, con la lettura del dispositivo, ha escluso la responsabilità dei tre. Il pm Cellura aveva anche che venisse accertata la responsabilità amministrativa dell’azienda.