Gela. L’istruttoria è stata riaperta negli scorsi mesi quando, invece, sembrava oramai prossimo il verdetto di secondo grado. La maxi piantagione di marijuana. Alla prossima udienza, fissata per giugno davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta, verranno sentiti due poliziotti che si occuparono delle indagini. Le accuse vengono mosse nei confronti di due agricoltori locali, Mario Falcone e Rosario Giannone. Avrebbero fatto parte di un gruppo capace di gestire una maxi piantagione di marijuana, da oltre 12 mila metri quadrati, tra le serre di contrada Feudo Nobile. In primo grado, gli venne comminata la condanna a sette anni di reclusione ciascuno. Gli altri sette imputati, invece, vennero tutti assolti. Quel verdetto è stato impugnato dai loro legali di fiducia, gli avvocati Salvo Macrì e Fabrizio Ferrara. Così, davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta, le difese hanno già illustrato le ragioni che escluderebbero il coinvolgimento dei due agricoltori nell’intera vicenda. In base a quanto ricostruito in aula, si sarebbe giunti ai due imputati solo attraverso una serie di appostamenti condotti dagli agenti del commissariato di Gela, da quelli di Niscemi e dai poliziotti della mobile di Caltanissetta. I due, infatti, sono titolari di terreni proprio nella zona di Feudo Nobile. La maxi piantagione di marijuana scoperta oramai nove anni fa, comunque, si sarebbe estesa per oltre 12 mila metri quadrati, ricomprendendo un’area molto vasta. Non ci sarebbero riscontri certi, quindi, per collegare gli agricoltori a giudizio con la piantagione scoperta dagli investigatori. Davanti alle indicazioni arrivate dalla difesa, i giudici d’appello hanno optato per sentire i due poliziotti che, materialmente, effettuarono sopralluoghi e appostamenti.