Gela. Quella andata in scena ieri mattina doveva essere l’udienza finale del processo a carico di Salvatore e Giovanni Di Giacomo, accusati del tentato omicidio del dirigente comunale Renato Mauro. Invece, la corte presieduta dal giudice Paolo Fiore ha deciso di rinviare il verdetto.
Mancherebbe, al momento, il decreto di riapertura delle indagini a carico dei due imputati. L’ex dipendente comunale Salvatore Di Giacomo ed il nipote Giovanni, stando all’accusa, avrebbero voluto eliminare lo stesso Renato Mauro perché ritenuto d’intralcio alla gestione di appalti e lavori affidati dall’ente.
In base alle indicazioni arrivate dal pubblico ministero Roberto Condorelli, sarebbe stato proprio il settantenne Salvatore Di Giacomo a non vedere di buon occhio l’azione di riorganizzazione del settore manutenzione pubblica avviata dal dirigente. A premere il grilletto contro la vettura condotta dalla vittime designata sarebbe stato il giovane Giuseppe Di Giacomo, killer che, però, venne ucciso qualche mese dopo.
Lo stesso aveva iniziato a collaborare con i magistrati. L’agguato venne messo a segno nel maggio di ventuno anni fa. Il dirigente comunale, oggi attuale direttore generale a Palazzo di Città, si salvò solo a causa di una pistola, utilizzata dal killer, improvvisamente inceppatasi. Durante l’udienza di ieri mattina, la difesa dei due imputati ha rispedito al mittente le accuse mosse nei confronti degli assistiti.
“Non c’era alcun motivo di eliminare il dirigente Renato Mauro – hanno detto gli avvocati – i provvedimenti assunti in quella fase storica non intaccavano minimamente il ruolo di Salvatore Di Giacomo nella ripartizione di competenza”.
Il pubblico ministero Roberto Condorelli ha già chiesto la condanna a diciotto anni di reclusione per Salvatore Di Giacomo e a quattordici per il nipote Giovanni. In base alle ricostruzioni d’accusa, l’ex dipendente comunale Salvatore Di Giacomo, all’inizio degli anni novanta, avrebbe gestito buona parte del sistema degli affidamenti diretti e degli appalti per le manutenzioni comunali: assegnando le commesse solo ad imprenditori disposti a rispondere alle richieste di denaro.