Gela. Il coraggio e l’amore di una madre le uniche armi per salvare il proprio figlio dalle droghe. Una piaga sociale a cui tanti fanno fronte e per farlo Marilena Greco “mamma coraggio” dice no a qualsiasi tipo di droga. “Io e il padre di Emanuele siamo separati ma uniti dalla voglia di salvare nostro figlio. Combattiamo insieme.
Ci si separa dal marito ma il vincolo di genitore resta indissolubile- dice Marilena Greco- Il calvario mio, di mio figlio e di tutta la famiglia è iniziato, quando Emanuele era ancora minorenne, i suoi problemi risalgono ad almeno sei anni fa. In città non vi è una struttura idonea che aiuti questi ragazzi. Spesso noi genitori fatichiamo a prendere consapevolezza del fatto che dietro i figli ci sia qualcosa di grave e brutto, non ci si capacita che si arrivi a tanto- continua la madre coraggio- i primi sintomi sono stati i cambiamenti di umore repentini che Emanuele aveva, era diventato apatico ed irascibile, non era più capace di ragionare era come se avesse qualcosa interiormente che lo comandasse.
E’ scattato immediato il dramma mio e del padre quando abbiamo scoperto nostro figlio immerso nelle droghe e li il senso di colpa è stato inevitabile. Emanuele era diventato schiavo di questa maledetta bestia. Tutto è iniziato dalla così detta canna, molti dicono che la canna non sia nulla ma la mia ricerca mi ha fatto capire che non esistono droghe buone o cattive, non esistono droghe di serie a ,o serie b, tutte portano alla rovina”. “ Mio figlio ha avuto due ricoveri coatti in psichiatria, dove ci siamo ritrovati a ricoverare un tossicodipendente in un centro per malati di mente -continua Greco- la droga rende schiavi ed inutili. Ho visto Emanuele cambiare giorno per giorno non potendo aiutarlo, inerme. Mi sono trovata a combattere contro tutta la mia famiglia perché tutti credevano a lui che aveva costruito un castello di bugie.
Mio figlio mi vedeva come ostacolo perché ero l’unica che lo fronteggiavo. Dopo il tortuoso cammino arriva, l’entrata nella comunità di Don Pierino Gelmini. Nel 2011 aveva già fatto il suo ingresso ma dopo 53 giorni è voluto tornare a casa. Questo l’ha catapultato nuovamente nel suo vecchio mondo. Adesso sono tre mesi che Emanuele è nuovamente nella comunità ed è come se fosse avvenuta una vera e propria rinascita. La disperazione di noi familiari ci ha spinti a fare delle ricerche che ci hanno indotto a scegliere questa comunità che non utilizza farmaci per aiutare i ragazzi l’unica medicina è l’amore- continua la madre dell’ex tossicodipendente- Spero che la mia testimonianza serva ad altri genitori a prendere consapevolezza e non rimanere soli. C’è sempre un abbraccio per voi, da chi meno ve l’aspettate. Io per esempio l’ho trovato nella comunità “incontro”. L’amore vince il potere della droga. La forza dell’amore è indistruttibile. Se qualcuno volesse essere indirizzato io non negherei certo il mio aiuto”.