Malori degli operai, le emissioni partite dalTaf? “Probabile ma non è certo”

 
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Gela. Le emissioni che, nell’estate di cinque anni fa, colpirono diversi operai della società Edilponti, impegnati nei lavori di realizzazione dell’impianto di biofissazione delle alghe

nella fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, vennero rilasciate dal sistema di trattamento della acque di falda?

L’esame del perito. Il dubbio sembra rimanere anche a conclusione dell’esame del perito Fabrizio Nardo sentito nell’ambito del procedimento a carico dell’ingegnere Rosario Orlando, finito a giudizio con l’accusa, in qualità d’allora responsabile di quell’area, di non aver adottato tutte le necessarie precauzioni per impedire le stesse emissioni. “La nube sprigionatasi – ha precisato proprio Nardo – sarebbe potuta fuoriuscire anche da altri impianti presenti in quella zona dello stabilimento. In base alle condizioni meteorologiche della giornata, però, è probabile ma non certo, che la fuoriuscita sia arrivata dal sistema di trattamento delle acque di falda”. L’esperto, autore di un’approfondita analisi del’impianto finito al centro del dibattimento, ha risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro e dal legale di difesa dell’imputato, l’avvocato Gualtiero Cataldo. Al centro dell’analisi, sono finiti anche i filtri utilizzati nell’impianto per il trattamento delle acque di falda. Quelli destinati a bloccare residui d’arsenico e, più in generale, gli aeriformi sarebbero stati fermi. “In condizioni di funzionamento ottimale dell’impianto – ha detto ancora il perito – non si sarebbe prodotta alcuna conseguenza all’esterno”.

La difesa punta sull’oblazione. Le emissioni colpirono almeno una decina di operai dell’azienda Edilponti che dovettero ricorrere alle cure di un oculista a causa dei forti bruciori agli occhi e dei malesseri successivi. Nel procedimento, si sono costituiti parte civile le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra, rappresentate dai legali Joseph Donegani e Antonino Ficarra, oltre al comune e alla provincia, con gli avvocati Liliana Bellardita e Michele Costa, e ad alcuni operai colpiti. La difesa dell’imputato, comunque, ha insistito affinchè, anche alla luce del contenuto della perizia condotta sul Taf, si possa concludere il dibattimento attraverso il pagamento di una sola oblazione. La risposta del giudice Chiara Raffiotta dovrebbe arrivare nel corso della prossima udienza fissata per il 15 gennaio.   

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