Gela. “Si faccia chiarezza intorno ai tanti casi di malformazioni neonatali che hanno colpito, e continuano ancora a farlo, decine di famiglie in questa città”.
“Chiarezza sulle malformazioni”. Gli esponenti locali di Legambiente puntano il dito soprattutto sull’incidenza dell’industria pesante, con in testa l’impatto prodotto dalla fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. “I casi denunciati – spiega il presidente della sezione locale Pietro Lorefice – sono tanti e, per questo motivo, chiediamo a tutti, magistratura e istituzioni, di dare risposte certe”.
Il procedimento civile avviato dalle famiglie colpite. La presa di posizione arriva a poche ore di distanza da una nuova udienza del procedimento civile avviato da circa cinquanta famiglie colpite da gravissimi casi di malformazioni neonatali. “Come Legambiente – continua Lorefice – non abbiamo avuto la possibilità, trattandosi di un procedimento civile, di costituirci in giudizio come invece accaduto nei processi penali. In ogni caso, si tratta di attività processuali veramente molto importanti che non devono cadere nell’oblio pubblico”. Le famiglie colpite, per il tramite dei loro legali, hanno chiamato in giudizio direttamente i manager del gruppo Eni. Si cerca di collegare, infatti, le malformazioni all’incidenza dell’industria in città.
Le denunce. Stando all’associazione “Cittadini per la giustizia”, le malformazioni sarebbero da collegare ai “distruttori endocrini, sostanze artificiali prodotte da inquinanti come quelli emessi dalle raffinerie, in grado di intaccare i recettori ormonali, causando tumori, difetti alla nascita, disturbi dello sviluppo”. Un procedimento civile delicato che, non a caso, dopo il deposito delle relazioni prodotte dal collegio peritale nominato dal giudice, ha portato i legali Eni a chiedere un termine ulteriore per meglio studiare la documentazione e presentare le osservazioni del caso.
