Malattie mieloproliferative ignorate dai registri tumori ma aumenta l’incidenza

 
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Gela. Inizia da Gela la lotta per i diritti delle persone affette da malattie mieloproliferative. Patologie assimilabili al tumore ma non riconosciute con il codice oncologico “048”.

L’incidenza non rientra nemmeno nelle tabelle di sintesi degli studi di ricerca dei diversi registri tumori, anche se la percentuale presunta è dello 0,5 per ogni cento abitanti.

Un dato che deve fare riflettere, anche se il riconoscimento della patologia è discrezione dei medici. C’è chi ottiene il cento per cento chi appena il venticinque. La malattie infausta però è sempre la stessa.

Si tratta delle sindromi mieloproliferative croniche che non consentono ai pazienti di seguire una determinata cura perché la medicina non ne ha ancora una. L’unico trattamento possibile è quello delle cosiddette terapie intelligenti.

Ad accendere i riflettori sull’argomento sono stati i volontari dell’associazione Aipamm (Associazione italiana pazienti con malattie mieloproliferative) della sezione locale Bios, coordinata da Giacomo Giurato, che ieri mattina hanno promosso un convegno nei locali dell’auditorium del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”.

Per l’occasione hanno relazionato luminari della medicina che conoscono bene la particolare condizione dei pazienti interessati da questa patologia. Il medico Giuseppe Di Vita ha concluso i lavori del convegno parlando dei percorsi gestionali nel territorio gelese.

“Le sindromi mieloproliferative croniche non rientrano negli studi dei registri tumori – spiega l’ematologo Michele Rizzo – dove invece si fa riferimento ad altre patologi come le leucemie. Si stat solo cercando di adeguare l’attuale studio per colmare questo vuoto che interessa particolarmente la popolazione”.

“Non è possibile nemmeno parlare ancora di patologia rara – incalza Ugo Consoli, direttore dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania”. Sono intervenuti anche Giovanni Barosi, presidente nazionale dell’Aipamm e Stefania Impera di Catania. 

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