Gela. L’unità operativa di Malattie infettive sarebbe stata chiusa, anche se temporaneamente, a causa dei locali inadeguati. Con esattezza mancherebbe una camera a pressione negativa, ovvero un locale di degenza capace di garantire sicurezza tra i pazienti affetti da malattie trasmettibili e altri soggetti ricoverati. Un dettaglio importante ignorato negli anni ma che non sarebbe sfuggito ai componenti della commissione sanità che per ben due volte hanno effettuato un sopralluogo tra le corsi dell’ospedale “Vittorio Emanuele” dell’Azienda sanitaria provinciale diretta da Carmelo Iacono. Eppure, la decisione sfociata nel ridimensionamento del reparto di Malattie infettive era stata motivata dalla carenza di medici e dall’impossibilità di rimpiazzare i due dei tre in organico, che per diversi motivi non operano più inh ospedale. “Il nuovo management dell’Asp di Caltanissetta ha avviato da un anno un percorso di ammodernamento di tutto l’ospedale – assicura Luciano Fiorella, direttore del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” – Abbiamo già ammodernato alcuni reparti e trasferito in nuovi locali l’importante reparto del Pronto soccorso. L’unità operativa di Malattie infettive entro dicembre sarà riattivata – assicura Fiorella – Abbiamo contattato i medici per coprire la carenza di organico e avviato l’iter per acquistare una camera a pressione negativa. La realizzazione della stanza di degenza per soggetti affetti da malattie trasmettibili costerà circa cinquanta mila euro”. A fine maggio era stato il management dell’Asp Cl2 a ordinare la chiusura del reparto di Malattie infettive dell’ospedale per mancanza di medici. Da allora i casi gravi vengono trasferiti nel reparto dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, mentre i pazienti con malattie non diffusive nell’unità operativa di Medicina diretta da Vincenzo Catania. In quest’ultimo reparto, a causa del provvedimento di chiusura, anche se temporanea del reparto di Malattie infettive, si sono verificati momenti di apprensione per due diversi casi di sospetta meningite. Un primo si è rivelato falso, anche se tutto il personale ha dovuto assumere un antibiotico in via precauzionale. L’altro, invece, ha confermato le preoccupazioni pur trattandosi di una meningite non contagiosa.