Gela. “Ricevevo continue richieste di lavoro, spesso mi aspettavano anche all’esterno del mio studio professionale, ma non ho mai raccomandato nessuna assunzione a Timpazzo”. E’ stato lungo l’esame dell’ex commissario dell’Ato rifiuti Giuseppe Panebianco, che nel pomeriggio di oggi è stato sentito, in aula, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni). E’ a processo per fatti che secondo i pm della procura prefigurerebbero ipotesi di reato come la corruzione. Panebianco, che lo scorso anno ha lasciato la guida dell’Ato Cl2 in liquidazione e ora è ai vertici di “Catanzaro costruzioni”, società proprietaria della discarica privata di Siculiana, si è difeso su tutta la linea, rispondendo alle domande del difensore, l’avvocato Maria Licata, e dei pm della procura, Mario Calabrese e Luigi Lo Valvo, che sostengono l’accusa nel dibattimento. Secondo gli inquirenti, durante la gestione Panebianco, sarebbero state autorizzate consulenze, sponsorizzazioni e assegnazioni di incarichi e gare, per agevolare solo una limitata cerchia di aziende (“Multiservice”, “General service” e “Italiano”) e professionisti. “Le consulenze erano necessarie, affidate a professionisti di assoluto livello, c’era anche chi aveva già svolto incarichi di amministratore di società sequestrate, su disposizione del tribunale – ha proseguito Panebianco – l’Ato non aveva quelle figure professionali e bisognava affidare gli incarichi. Abbiamo assegnato incarichi legali anche per opposizioni a decreti ingiuntivi di valore superiore al milione di euro”. Uno dei legali che ottenne un incarico dall’allora commissario Ato verrà sentito alla prossima udienza, come chiesto dai pm. Sarà un esame che dovrebbe servire a valutare alcuni aspetti di rapporti anche con funzionari comunali, che sarebbero stati intrattenuti dal commissario. “Abbiamo sempre operato in trasparenza, con atti pubblici – ha proseguito – le sponsorizzazioni erano previste e con tutte le attività svolte, anche nelle scuole del territorio, siamo riusciti ad ottenere un incremento della raccolta differenziata che in appena due anni è passata dal 10 per cento al 44,44 per cento e sono dati forniti da Ispra. In quella fase, a seguito delle continue emergenze regionali, la mole dei conferimenti a Timpazzo aumentò in maniera drastica”. Il periodo sul quale si sono concentrare le indagini arriva fino al 2013. Nell’inchiesta è confluita anche la consulenza affidata ad un allora praticante avvocato, figlio dell’ex presidente del tribunale, il giudice Alberto Leone. “Non gli affidai compiti che richiedevano l’abilitazione – ha aggiunto Panebianco – operava con altri incarichi, coadiuvando l’Ato anche nella valutazione dei casi e in attività che si potevano concludere con transazioni extragiudiziarie”. I pm hanno passato in rassegna consulenze, appalti e sponsorizzazioni. Vennero effettuati accertamenti sui conti e sulle disponibilità di Panebianco, che ha sempre escluso anomalie gestionali o scelte di favore. Ad inizio settimana, la Corte d’appello di Caltanissetta ha confermato l’assoluzione su fatti legati all’affidamento di un appalto a Timpazzo. “Ho anche deciso di lasciare la mia attività professionale – ha aggiunto – pur di dedicarmi ad un incarico così delicato, che assorbe moltissimo tempo”.
Sono a processo inoltre l’imprenditore Nunzio Li Pomi, il dipendente comunale Rocco Incardona, Sergio Occhipinti e Rosa Caci. Incardona, difeso dagli avvocati Tommaso Vespo e Rocco Guarnaccia, a sua volta è stato sentito. Ha giustificato un passaggio di denaro, finito tra quelli verificati dagli investigatori, spiegando che si trattava esclusivamente di somme per le quote di un immobile di famiglia. Gli investigatori hanno seguito inoltre le attività di una società, riferibile al dipendente comunale e alla consorte, che si occupò di un progetto di comunicazione e formazione, sempre per favorire l’incremento della raccolta differenziata. E’ stato ribadito che l’affidamento venne ottenuto in maniera trasparente, ottenendo risultati riscontrabili nelle percentuali aumentate della differenziata e nell’ampia partecipazione.