Maggioranza consiliare domani alla verifica sugli atti, l'uscita dall'aula di Orlando ripropone il caso politico
Questa mattina, è parso che i primi a rimanere spiazzati dall'uscita di Orlando siano stati gli stessi democratici
Gela. Questa mattina, come abbiamo riferito, l'assise civica si è sciolta, inaspettatamente, a inizio seduta e nonostante il lungo elenco di atti da vagliare. Senza opposizione in aula e con qualche assenza tra i banchi degli alleati del sindaco Terenziano Di Stefano, i tredici consiglieri presenti sembrava potessero chiudere il cerchio già in giornata. Nelle file dem, però, il capogruppo Gaetano Orlando, da diverso tempo decisamente distante dalle scelte strategiche del primo cittadino e del resto della maggioranza, ha lasciato l'aula dopo aver risposto all'appello, facendo mancare il numero legale. Una condotta che sicuramente non ha lasciato indifferenti altri consiglieri e il sindaco, che da tutti i presenti si attendeva una condotta finalizzata al dibattito d'aula e non certo all'abbandono dei lavori. Domani, i consiglieri torneranno a riunirsi sempre con lo stesso ordine del giorno. Tra i provvedimenti da affrontare, il piano triennale delle opere pubbliche. Nel Pd, la vicenda Orlando si trascina da tempo. Il capogruppo ha votato il bilancio stabilmente riequilibrato e gli atti del polo tecnologico “Sinapsi”. Proprio nel corso del dibattito sul polo tecnologico, si è detto “pronto a sostenere gli atti per la città”, intervenendo più da singolo consigliere piuttosto che da capogruppo dem. I democratici sanno bene che Orlando non ha per nulla accettato la posticipazione di una potenziale verifica interna alla maggioranza. La dirigenza del partito e il sindaco non sembrano fremere per un confronto strettamente politico, a maggior ragione a fine anno e con i prossimi mesi che saranno caratterizzati dall'esigenza di avere anzitutto un riscontro ministeriale favorevole sul bilancio, aprendo capitoli finanziari fondamentali per gli interventi in città e per la programmazione successiva. Il capogruppo, al contrario, vorrebbe mettere tutto sul tavolo, dagli equilibri della rappresentanza in giunta e fino alla geografia di un sottogoverno, che Di Stefano, fino a oggi, ha pienamente confermato. Domani, in aula, quando la soglia per il voto sarà inferiore rispetto a quella che sarebbe stata necessaria oggi, si capirà di più in uno scenario di maggioranza che non pare affatto scricchiolare ma che deve fare i conti con qualche "sfuriata", divenuta quasi consuetudine. La vicenda tocca direttamente il Pd, partito maggiormente rappresentato all'assise civica e dal quale passa una porzione politica importante dell'assestamento programmatico per la città. Il sindaco non ha alcuna intenzione di far saltare l'ingranaggio attuale, per dare seguito all'accelerazione di un unico consigliere, che a sua volta deve rapportarsi con la dirigenza del proprio partito. Questa mattina, è parso che i primi a rimanere spiazzati dall'uscita di Orlando siano stati gli stessi democratici.
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