Gela. La Casta è spesso sotto i riflettori, per i privilegi che hanno i politici di Regione o Parlamento. Liberi professionisti che diventano professionisti della politica, più redditizia e meno stressante dell’attività lavorativa dalla quale si proviene.
A volte però esistono casi in cui si dimostra che non si fa l’avvocato o il medico solo per professione, ma anche per vocazione. Giuseppe Arancio è stato eletto parlamentare dell’assemblea regionale nelle fila del Pd il 28 ottobre scorso. Di mestiere fa lo psichiatra per conto dell’Asp al centro di salute mentale di via Madonna del Rosario. Da meno di un mese si è insediato tra gli scranni di Palazzo d’Orleans. Avrebbe potuto tranquillamente scegliere di continuare a fare il medico, ottenendo per legge tutti i permessi necessari per svolgere la sua attività di parlamentare regionale a Palermo. Ed invece ha deciso di mettersi in aspettativa ma nel contempo chiedendo all’Asp di poter, una volta a settimana, continuare a garantire la sua presenza in maniera gratuita. Il dottor Arancio ha già inoltrato la richiesta all’azienda provinciale che non avrà difficoltà a concedergli questa possibilità. Ogni lunedì il medico Arancio sarà regolarmente presente presso il centro di salute mentale ad assistere i pazienti. “Non penso di essere un eroe o di stare facendo qualcosa di speciale – si è limitato a dire – voglio solamente continuare a fare quel che ho fatto in tutta la mia vita: il medico. Ed anche se adesso gli impegni istituzionali saranno più importanti e mi porteranno lontano spesso da Gela, desidero continuare a svolgere la mia professione di medico. Una volta a settimana sarò disponibile. Non ho chiesto alcun compenso”.
La sua carica è compatibile anche con quella di consigliere comunale. Ha lasciato quella di capogruppo ad Enrico Vella e dal 31 dicembre quella di consigliere del Pd. Al suo posto subentrerà Salvatore Liardo. Ed anche in questa situazione, quasi andando controcorrente, Arancio anziché mantenere le due cariche (di conseguenze più potere), ha scelto di lasciare spazio ad un giovane del suo partito.
