Gela. Nonostante il colpo di scena che ha spinto uno dei difensori, l’avvocato Salvo Macrì, a rinunciare alla difesa di Giuseppe Cilio, in aperta polemica con le scelte assunte dai giudici della Corte di assise di Caltanissetta, l’istruttoria va verso la conclusione. La prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva, nel dibattimento avviato contro i fratelli niscemesi Giuseppe e Salvatore Cilio, accusati dell’omicidio dell’allora ventiduenne Orazio Sotti, ammazzato davanti al garage di casa, a Fondo Iozza. Il difensore ha rimesso il mandato, ritenendo che i giudici, nel tentativo di chiudere prima possibile il dibattimento di primo grado, abbiano limitato il suo diritto di esaminare i testimoni, chiamati in aula. Così, a Giuseppe Cilio, in poche ore, sono stati nominati due difensori. Uno di fiducia, che però si trova attualmente all’estero, e un altro, d’ufficio, che sostanzialmente non conosce gli atti del procedimento. Per questa ragione, l’imputato si è rivolto nuovamente ai giudici della corte di assise nissena, nominando il suo originario difensore di fiducia, ovvero lo stesso avvocato Macrì.
Le conclusioni. Il legale, però, non ha ancora deciso se riprendere l’incarico, proprio per quanto contestato in aula, rispetto alle decisioni della corte, ritenute fin troppo restrittive, almeno nei confronti della difesa. Intanto, la prossima settimana dovrebbero essere formulate le conclusioni del pm Eugenia Belmonte. A stretto giro, toccherà a quelle dei difensori. Al momento, l’unico legale di fiducia è l’avvocato Luigi Cinquerrui, che assiste Salvatore Cilio. A concludere, saranno anche i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Cascino e Francesco Minardi, che invece rappresentano i familiari del giovane ucciso nel dicembre di diciotto anni fa. In base alle accuse, la spedizione di morte venne decisa ed eseguita dai fratelli Cilio per punire il ventiduenne, che intanto aveva avuto relazioni sentimentali con le loro fidanzate del tempo.
