Genova. Sono stati depositati i ricorsi d’appello preparati dai difensori di Vincenzo Morso e del figlio Guido che negli scorsi mesi sono stati condannati dai giudici della Corte d’assise di Genova con l’accusa di aver ucciso il ventottenne Davide Di Maria. Il giovane venne ritrovato senza vita all’interno di un appartamento di Molassana, proprio nel capoluogo ligure. Stando ai pm, il colpo fatale l’avrebbero inferto proprio i Morso. La dinamica di quanto accaduto nell’abitazione, però, verrà nuovamente valutata e le difese ritengono che nel corso della colluttazione i due imputati non abbiano colpito Di Maria. Decisiva si è rivelata una coltellata. Nell’appartamento c’erano altri due giovani, Marco N’Diaye (condannato a sette anni e otto mesi di reclusione ma solo per il possesso di un’arma e lo spaccio di droga) e Cristian Beron. In primo grado, i Morso sono stati difesi dagli avvocati Riccardo Lamonaca e Mario Iavicoli. Nel pool difensivo, adesso, c’è anche il legale Giacomo Ventura, che ha predisposto motivi aggiunti a sostegno della posizione di Guido Morso. I giudici della Corte d’assise lo scorso giugno hanno condannato a ventuno anni e cinque mesi di reclusione Guido Morso e a diciannove anni e otto mesi il padre Vincenzo, che per gli investigatori sarebbe da anni il riferimento di cosa nostra gelese a Genova. Per l’omicidio, è scattata la condanna a diciassette anni di reclusione a Guido Morso e a quindici anni e otto mesi al padre. A queste, però, si aggiungono le pene per il possesso di armi e la ricettazione (quattro anni e cinque mesi al figlio e quattro anni al padre).
In base alle accuse, N’Diaye, Davide Di Maria e Cristian Beron avrebbero dato appuntamento ai due Morso. Probabilmente, c’erano da regolare i conti dello spaccio di droga. Gli imputati si sarebbero recati all’appuntamento già armati. Vincenzo Morso avrebbe subito fatto fuoco, impugnando una pistola. I colpi sarebbero finiti contro la mobilia. Così, scoppiò la rissa e spuntarono i coltelli. La lama sarebbe stata fatale a Di Maria, raggiunto da un fendente all’addome. Sarebbe stato il trentacinquenne Guido Morso a ferirlo mortalmente, mentre il padre sessantaduenne risponde di concorso. Entrambi hanno sempre negato di averlo ucciso. I giudici della Corte d’assise d’appello di Genova dovranno valutare tutti gli elementi del ricorso.