Gela. La valutazione sui procedimenti di bonifica che non sarebbero stati messi in atto dai manager di Eni è tornata nuovamente davanti al giudice civile del tribunale Virgilio Dante Bernardi. Il fermo delle attività di Eni. Il magistrato è stato chiamato in causa a seguito del ricorso straordinario firmato da oltre cinquecento cittadini e portato avanti dai legali Luigi Fontanella, Giuseppe Fontanella e Laura Vassallo. Attraverso il ricorso chiedono lo stop immediato di tutte le attività di Eni sul territorio, compresa quella degli impianti ancora in marcia in raffineria, e l’avvio delle procedure di bonifica che non sarebbero mai state attivate così come previsto, invece, dai protocolli istituzionali susseguitisi nel corso degli ultimi anni. Davanti al giudice Bernardi, questa volta, è stata sentita la funzionaria dell’ex Provincia di Caltanissetta Giulia Cortina che per anni ha seguito le procedure legate alle attività di bonifica sul territorio, oltre al monitoraggio delle attività di Eni in città. I funzionari provinciali fino ad ora sentiti dal giudice hanno ribadito tutte le loro perplessità, sottolineando come la gran parte delle procedure imposte dalla normativa in materia non sarebbero state attuate dal gruppo Eni. Una linea contestata invece dagli avvocati che rappresentano la multinazionale, con in testa il legale Lotario Dittrich. Per il gruppo multinazionale, infatti, tutti i parametri di legge imposti a livello ministeriale sarebbero stati rispettati. Nel giudizio, c’è l’ente comunale, con il legale Mario Cosenza. In apertura di procedimento, ha chiesto che Eni metta a disposizione un fondo da ottanta milioni di euro in favore delle famiglie dei lavoratori, facendo proprie molte delle richieste indicate nel ricorso straordinario. In aula, si tornerà ad aprile.