Palermo. Sono trascorsi quasi due anni dall’annuncio che si sarebbe insegnata la lingua Siciliana nelle scuole. Il movimento Gran Sicilia, che si adopera in tutti i modi per promuovere il patrimonio linguistico siciliano (attenzione, non chiamatelo dialetto), ha voluto scrivere al Presidente della Regione ed all’Assessore all’istruzione, per avere spiegazioni in merito a questa mancata applicazione di una legge, al silenzio che ha seguito quei festosi annunci, e alle iniziative che si intendono prendere da subito per portare la nostra lingua nelle scuole.
Gran Sicilia, insieme all’Istituto di Cultura Siciliana Federico II, all’indomani dell’annuncio dell’assessore La Galla, ha preso l’iniziativa entrando in diverse scuole della nostra regione per portare Storia e Lingua Siciliana ad insegnanti e studenti. Un gran lavoro realizzato a spese proprie in giro per la Sicilia, da Palermo a Gela, da Bagheria a Santa Caterina Villarmosa, insieme a docenti, esperti, autori di testi di Grammatica Siciliana, per poter fornire supporto didattico, conoscenze, consulenze alle scuole di ogni ordine e grado.
“Continueremo a farlo – scrivono in una nota – perché lo riteniamo importante, perché crediamo nei veri valori dell’identità, nella nostra storia, perché riconosciamo il valore di una antica lingua che si è tentato di cancellare, che ha ispirato poeti, scrittori, cantanti di altissimo valore, che è riconosciuto dall’UNESCO come lingua madre, ma che in Sicilia non si vuole insegnare. Altrove, si, in Sicilia no”.
“Un populu
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.”
Recitava il Maestro Ignazio Buttitta.
ma siamo veramente ridicoli. In un sistema scolastico già fortemente privo di coscienza civica e linguistica, dove il rafforzamento dell’insegnamento della lingua straniera è un miraggio (siamo o no europei), pensiamo per davvero di ritornare ad insegnare ai ns ragazzi il dialetto nelle scuole, che parlano e utilizzano abbondantemente senza insegnamento specifico! ma fateci il piacere.