Gela. Cadono le accuse e arriva l’assoluzione per il giovane Marco Catalano. Era alla guida della Renault Clio che impattò, nel settembre di quattro anni fa, con una Lancia Y, a bordo della quale viaggiava un intero nucleo familiare. Padre, madre e le due figlie. Per i coniugi niscemesi Rosario Votadoro e Maria Reale non ci fu nulla da fare. Morirono sul colpo. Le due figlie, invece, rimasero ferite. Dopo le indagini, Catalano finì a processo con l’accusa di omicidio colposo. Per i pm della procura, l’incidente lungo un tratto della Gela-Catania l’avrebbe provocato lui, a causa di una manovra azzardata. Sulla Renault Clio, c’erano anche altri due giovani. I tre ritornavano in città, dopo una serata trascorsa a Catania. In aula, però, la difesa, sostenuta dall’avvocato Fabrizio Ferrara, è riuscita a dimostrare l’assenza di elementi certi per collegare lo schianto ad una manovra dell’imputato. Il difensore ha prodotto dati tecnici e messo in discussione anche il contenuto della perizia redatta dal consulente della procura. Da quanto emerso dalle testimonianze, anche la scatola nera assicurativa, ritrovata sulla Lancia Y, non avrebbe garantito certezze sull’effettiva posizione dell’auto dei coniugi niscemesi, al momento dell’impatto. La difesa, infatti, ha sempre sostenuto che sarebbe stata proprio la Lancia Y, anche a causa di condizioni meccaniche piuttosto precarie, ad invadere la corsia opposta, quella sulla quale transitava la Renault Clio.
L’assoluzione. Il pm Tiziana Di Pietro, a conclusione della requisitoria, ha invece chiesto la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione, ritenendo provata la colpa dell’imputato. Il giudice Lirio Conti, invece, accogliendo la ricostruzione della difesa di Catalano, ha emesso un verdetto di assoluzione, con la formula “per non aver commesso il fatto”.