Gela. Un anno fa, nell’arco di pochi minuti e in pieno pomeriggio, fucilate in via Cascino e in via Crispi, dove venne preso di mira un bar. Adesso, per quei fatti, arrivano due condanne. Quattro anni di reclusione a Giuseppe Trubia e cinque anni e cinque mesi a Saverio Di Stefano. Il verdetto è stato pronunciato dal giudice dell’udienza preliminare Marica Marino. I due imputati hanno scelto il rito abbreviato. Per i pm della procura, in aula con il sostituto Luigi Lo Valvo, le accuse sono state confermate e il magistrato ha chiesto condanne per entrambi gli imputati. Otto anni per Di Stefano (sul quale già gravava la recidiva) e sei anni per Trubia. Già in fase di indagine, Trubia ammise di aver sparato, escludendo una partecipazione di Di Stefano. Le due azioni vennero riprese dai sistemi di videosorveglianza e in via Cascino, gli spari rischiarono di colpire un nucleo familiare, fermo davanti ad un’attività commerciale.
Gli spari e l’inchiesta “Far West”. Saverio Di Stefano, difeso dall’avvocato Salvo Macrì, ha sempre escluso di aver avuto un ruolo nelle vicende ricostruite dai carabinieri del reparto territoriale e dai poliziotti del commissariato, coordinati dai pm della procura, e poi confluite nell’inchiesta “Far West”. Il legale di Di Stefano, anche nel corso della discussione in aula, ha proprio ribadito la totale estraneità ai fatti del ventiquattrenne, facendo leva proprio sugli elementi di indagine raccolti dagli inquirenti. Anche il difensore del ventunenne Giuseppe Trubia, l’avvocato Filippo Incarbone, ha contestato alcuni dei capi di imputazione (compreso quello della ricettazione dell’auto usata per l’azione), nonostante la confessione principale del suo assistito. A questo punto, non è da escludere che i difensori possano decidere di presentare ricorso in appello.
