L’inchiesta “Donne d’onore”, imputati a processo: i presunti ordini dal carcere di Liardo

 
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Gela. Il dibattimento non è stato ancora aperto, anche a causa di un difetto di notifica, ma il collegio penale del tribunale già alla prossima udienza prevede di affidare l’incarico ad un perito per la trascrizione del contenuto delle intercettazioni. E’ arrivato a giudizio il procedimento partito dall’inchiesta “Donne d’onore”. Nicola Liardo e i suoi familiari sono accusati di aver gestito estorsioni e spaccio di droga. Proprio Liardo, almeno secondo i pm della Dda di Caltanissetta, avrebbe impartito ordini direttamente dal carcere. Insieme a lui, a processo sono Monia Greco, Giuseppe Liardo, Dorotea Liardo, Salvatore Raniolo, Calogero Greco, Carmelo Martines e Giuseppe Maganuco. Altri due coinvolti, i catanesi Salvatore Crisafulli e Maria Teresa Chiaramonte, hanno invece definito le loro posizioni con il giudizio abbreviato, davanti al gup del tribunale di Caltanissetta. Il rinvio a giudizio degli imputati risale allo scorso febbraio, nonostante i legali di difesa abbiano sempre escluso che ci sia stato un collegamento diretto tra il detenuto Nicola Liardo e i familiari, destinato a mettere in atto azioni illecite.

Sotto estorsione, almeno in base alle accuse, sarebbero finiti i titolari di alcune attività commerciali della città, mentre la droga sarebbe arrivata dalla piazza catanese. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Davide Limoncello, Cristina Alfieri, Antonio Impellizzeri, Francesco Enia e Maurizio Scicolone.

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