L’inchiesta antimafia “Tetragona”, condanne confermate: ridotte per alcuni imputati

 
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Gela. Confermate le condanne successive alla maxi indagine antimafia “Tetragona”. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno emesso la loro decisione, che comunque ridimensiona l’entità di alcuni verdetti, pronunciati invece dal collegio penale del tribunale di Gela. Nove anni a Giuseppe Piscopo, in continuazione con una precedente sentenza, accusato di aver sottoposto ad estorsione i titolari di due supermercati a Caposoprano e Scavone. Sette anni ad Aldo Pione (condannato a nove anni di reclusione in primo grado), considerato il collegamento strategico tra la provincia di Varese e il boss Gino Rinzivillo che faceva base a Roma. Cinque anni e otto mesi di reclusione ad Armando D’Arma (in primo grado alla condanna a tre anni e sei mesi si aggiunse quella a otto anni e sei mesi), con l’esclusione dell’aggravante del metodo mafioso per uno dei capi di imputazione; tre anni e otto mesi ad Alessandro Farruggia (a fronte dei quattro anni e quattro mesi di primo grado), ritenuto coinvolto nella tentata estorsione ai danni del gruppo imprenditoriale gestito dai fratelli Brigadieci; tre anni e sei mesi ad Emanuele Monachella (in primo grado alla condanna a tre anni e sei mesi si aggiunse quella a dieci anni e sei mesi), già accusato di far parte del clan di cosa nostra, attivo soprattutto a Genova, e dell’estorsione all’imprenditore edile Emanuele Mondello; un anno e otto mesi, ancora, al collaboratore di giustizia Fortunato Ferracane (in primo grado condannato a due anni e sei mesi).

I magistrati nisseni hanno accertato l’avvenuta prescrizione del capo di imputazione contestato ad Angelo Bruno Greco e Giuseppe Truculento (in primo grado condannati a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno). Confermata la condanna a nove anni di reclusione a Salvatore Burgio. In primo grado, le assoluzioni arrivarono per i collaboratori di giustizia Rosario Trubia e Nunzio Licata e per Pietro Caielli, Claudio Conti e Sebastiano Pelle. Gli imputati, inoltre, dovranno risarcire le spese processuali sostenute dalle parti civili, che anche in Corte d’appello hanno insistito per le condanne. Si tratta dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e della Fai, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Panebianco, dell’imprenditore Emanuele Mondello (con il legale Vittorio Giardino), dei titolari di due supermercati, Nunzio Di Pietro e Cristoforo Infurna, di Confindustria Caltanissetta e di Orazio e Claudio Brigadieci. I giudici di secondo grado hanno disposto il termine di novanta giorni per le motivazioni. Tra i legali di difesa, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Francesco Enia, Boris Pastorello e Antonio Gagliano.

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