L’incendio dell’ex Hi-Tech Cafè, “usate sostanze acceleranti per alimentare le fiamme”

 
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Gela. Sarebbero state utilizzate sostanze acceleranti per alimentare l’incendio che distrusse l’allora Hi-Tech Cafè di via Licata, a ridosso del quartiere Caposprano. L’ha sostenuto, in aula davanti al giudice Miriam D’Amore, l’ispettore chiamato a valutare la dinamica. Un rogo devastante che avvolse per intero l’immobile, rischiando di propagarsi anche ai piani superiori dello stabile. A processo, per quei fatti, ci sono l’ex gestore del locale Rocco Ascia e Alessandro Di Fede, che invece avrebbe materialmente appiccato le fiamme. Per i pm della procura, infatti, il rogo sarebbe stato commissionato, nel tentativo di incassare la polizza assicurativa. Il tecnico ha risposto alle domande del pm Pamela Cellura e a quelle di uno dei difensori, l’avvocato Salvo Macrì. L’uso di sostanze acceleranti sarebbe emerso dalle verifiche condotte con un sistema in grado di risalire all’origine dei fumi sprigionati dalla combustione. Nel corso degli accertamenti, inoltre, non sarebbero stati riscontrati segni di effrazione agli ingressi del locale.

Il rogo del locale. La difesa, sostenuta anche dal legale Vincenzo Vitello, esclude invece che i due imputati possano aver avuto un ruolo nella vicenda. Tra i punti ritenuti meno certi, c’è proprio quello della dinamica del rogo, anche se l’ispettore ha confermato che dietro quanto accaduto ci fu la mano di qualcuno.

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