Gela. Sembra senza fine ormai vicenda di Salvatore Comandatore, ex guardiafuochi licenziato per essersi rifiutato di sversare in mare dei liquidi inquinanti. Una decisione che il tribunale ha giudicato illegittima, ordinando la reintegra e il risarcimento per anni di ingiustizie subite. Tuttavia, a distanza di quasi un anno dalla sentenza, nulla è cambiato.
Salvatore è ancora escluso dal suo posto di lavoro. Al danno si aggiunge la beffa: un pignoramento di 95.000 euro sui conti correnti, richiesto dalla ditta Archimede come restituzione del TFR già percepito, nonostante il tribunale abbia escluso irregolarità. Una persecuzione dettata dalla volontà di distruggere un uomo economicamente e psicologicamente secondo Salvino Legname, presidente della locale associazione antiracket, che è al fianco di Salvatore dall’inizio della sua battaglia.
“La ditta vuole da Salvatore il risarcimento del TFR, a loro modo di vedere, non più dovuto – spiega Legname – ma in realtà non lo ha mai reintegrato al lavoro, nonostante il Tribunale lo abbia già stabilito con sentenza. Qui non si tratta solo di una questione economica ma di una vera e propria vessazione psicologica verso un lavoratore e la sua famiglia, che in questi anni hanno vissuto in un incubo”
Supportato anche dal movimento Gran Sicilia, Comandatore ha portato avanti proteste e sit-in, ma ad oggi non ha ricevuto né lo stipendio arretrato né il posto che gli spetta. Anzi, adesso deve fare i conti con un pignoramento, l’ennesimo colpo che ha rischiato di metterlo definitivamente in ginocchio e per il quale l’ex guardiafuochi ha presentato una denuncia alla Guardia di Finanza.
Il pignoramento, anche se bloccato, ha impedito a Salvatore di trovare un nuovo lavoro per mantenere la sua famiglia.
“Avevo già pronto il passaporto e avevo fatto le vaccinazioni necessarie per raggiungere il Congo dove avrei lavorato per una ditta locale che ha delle commesse in Africa – racconta Salvatore – ma il mio ex datore di lavoro si è “premurato” di inviare notizia del pignoramento che ho subito a i responsabili dell’impresa che, da quel giorno, non si sono più fatti sentire. Questa vicenda mi sta uccidendo lentamente, perché sento il vuoto attorno a me”.
Una situazione che secondo Paolo Scicolone, esponente di Gran Sicilia, manda un messaggio inquietante ai lavoratori: chi denuncia rischia di essere isolato. Anche perché, sempre secondo Scicolone, il sospetto che Archimede continui a operare, secondo le accuse, senza rispettare pienamente le normative, è tutt’ora forte.
“Il sospetto che gli scarichi illeciti continuino è davvero concreto – dice Scicolone – stiamo raccogliendo testimonianza video e fotografiche che consegneremo direttamente alla Capitaneria di Porto, ma chiediamo a tutte le Istituzioni di vigilare”.
Sembra inoltre che nessuna delle due barche preposte per il servizi di sicurezza, ad oggi sia operativa, a causa di guasti: “Questa società continua a non garantire né il servizio antiinquinamento né la sicurezza e, con ben due motonavi ferme, farne le spese è solo il territorio”.
Rimane intanto un uomo solo nella sua battaglia. Un caso che ci ricorda che la legalità e la giustizia non possono essere principi negoziabili o a scadenza, perché, per Salvatore, la lotta continua.