Gela. “Negli ultimi 3-4 anni non ci sono stati licenziamenti nell’indotto. Noi non siamo Termini Imerese. Forse ci si dimentica che anche la Raffineria Gela opera in un contesto internazionale depresso ma che può sopravvivere.
Noi crediamo fortemente in questa impresa”. Bernardo Casa, amministratore delegato di RaGe difende l’azienda. “Il meccanismo del garantismo non funziona – dice – gli investimenti si stanno facendo, come sulla centrale termoelettrica, gli assett logistici ed altri impianti. La nostra Raffineria è una risorsa per la Sicilia. La soluzione dei problemi non può essere la protesta davanti ai cancelli. Noi stiamo pensando anche a questi lavoratori, ma non possiamo ricondurre tutto a questo”. Casa snocciola numeri: Dal 2009 ad oggi le imprese dell’indotto hanno fatturato ogni anno mediamente tra i 50 ed i 70 milioni di euro. E nel 2012, al mese di settembre, il volume d’affari ha già toccato quota 50 milioni di euro. “L’Eni mette a disposizione aree dismesse per favorire nuove aziende – continua l’Ad di Raffineria – e anche le utilities (infrastrutture, energia elettrica ecc.). Le cose stanno cambiando. Le imprese dell’indotto partecipano a gare d’appalto nazionali e qualcuna ha pure vinto (vedi Edilponti ed Eurocoop). Noi abbiamo nostri dipendenti che lavorano all’estero. Bisogna capire che la mono committenza non è più ammissibile. Tutti gli ex lavoratori Pro Control, oggi X Gamma stanno lavorando tranne a Gela. Due di loro hanno rifiutato il trasferimento in Sardegna. La cassa integrazione non riguarda Eni ma le singole imprese”.