Le telefonate dell’ex carabiniere gelese, nuovi particolari nel “cold case” dell’omicidio Minguzzi

 
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Nel corso delle indagini i pm disposero la riesumazione della salma del giovane ucciso

Ravenna. I pm della procura di Ravenna, dopo aver riaperto il “cold case” dell’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, ucciso trentadue anni fa, nelle scorse settimane hanno chiuso le indagini. Sulla vicenda del carabiniere ventunenne sequestrato e ammazzato (il corpo venne recuperato nelle acque del Po di Volano) emergono nuovi particolari. Un ruolo di primo piano, almeno secondo le accuse, lo avrebbe avuto l’ex carabiniere gelese Orazio Tasca. Il cinquantaquattrenne avrebbe fatto parte del terzetto che organizzò il sequestro, con l’obiettivo di ottenere un riscatto da oltre trecento milioni di lire, e sarebbe stato lui stesso ad effettuare le telefonate alla famiglia Minguzzi ma anche alla famiglia Contarini, che solo due mesi dopo subì richieste analoghe. Inoltre, subito dopo il sequestro del giovane, sarebbe stato lui a tentare di depistare le prime indagini, contattando la questura di Ravenna e comunicando che probabilmente il sequestro era stato commissionato dal fratello di Minguzzi, che intanto si era trasferito in Spagna. Secondo gli inquirenti, si trattò di un tentativo, non riuscito, di sviare gli investigatori. Per i pm, Tasca e gli altri due coinvolti, Angelo Del Dotto (a sua volta ex carabiniere) e Alfredo Tarroni, avrebbero avuto la possibilità di conoscere particolari importanti sulle mosse dei militari che investigavano. Il gelese (che vive da anni in Lombardia) e Del Dotto erano in servizio ad Alfonsine, il piccolo comune in provincia di Ravenna nel quale si concretizzò il sequestro di Minguzzi. Non si esclude che abbiano carpito informazioni importanti, attraverso i colleghi che intanto seguivano la pista del rapimento.

Non a caso, avrebbero evitato di presentarsi alla cabina telefonica, usata per far partire le telefonate, probabilmente dopo aver saputo che era già stata individuata dagli inquirenti. Tutti aspetti che verranno valutati dal gup, in attesa della fissazione dell’udienza preliminare. I tre furono poi condannati per un altro sequestro, finito nel sangue con la morte di un altro carabiniere.

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