Gela. “Resta in attesa della motivazione della sentenza”. Così, da Eni si commenta la decisione pronunciata dal giudice Miriam D’Amore, al termine del giudizio di primo grado, scaturito dalle presunte irregolarità nella gestione della vasca 4 in raffineria. Sono tre le condanne pronunciate nei confronti dell’ex amministratore delegato di Raffineria di Gela Bernardo Casa e dei responsabili tecnici Biagio Genna e Arturo Anania. Quattro mesi di reclusione, con pena sospesa. Agli imputati sono state riconosciute le attenuanti. Accuse legate al presunto smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, a cominciare dall’amianto, nella vasca 4 della fabbrica di contrada Piana del Signore. Altri capi di imputazione sono caduti, non solo perché il giudice ha disposto l’assoluzione, ma anche per l’intervenuta prescrizione. Verdetto favorevole che ha riguardato Rosario Orlando, Aurelio Faraci e gli altri imputati Casa, Genna e Anania (condannati però per le irregolarità nella gestione dei rifiuti).
“Eni prende atto della sentenza pronunciata oggi dal giudice del Tribunale di Gela – si legge in una nota – che ha riqualificato uno dei fatti contestati inizialmente, in relazione al presunto abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi, nel reato meno grave di mera “inosservanza delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione”. La società prende altresì atto della pronuncia di proscioglimento relativa ai restanti capi d’imputazione contestati”.