Gela. Dopo il deposito delle motivazioni che, lo scorso marzo, condussero i giudici della Corte di appello di Caltanissetta ad emettere quattordici condanne, arriva la Cassazione. Le condanne di secondo grado. Anche in appello, infatti, hanno retto le accuse nei confronti di quelli che vengono considerati affiliati al gruppo del boss Peppe Alferi, a sua volta condannato ad undici anni di reclusione. Proprio il presunto vertice dell’organizzazione criminale scoperta a conclusione del blitz “Inferis” si rivolgerà ai giudici romani. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, porterà il caso in Cassazione. In primo grado, Alferi venne condannato a diciotto anni e sei mesi di detenzione, ridotti ad undici dai giudici di appello. Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, i giudici nisseni ribadiscono l’esistenza di una vera e propria organizzazione mafiosa, autonoma sia da cosa nostra che dalla stidda. I metodi utilizzati, dalle intimidazioni alle richieste di messa a posto, confermerebbero la natura del gruppo. L’unica assoluzione è arrivata per Giuseppe Caci, difeso dall’avvocato Giovanna Zappulla. Intanto, è stata depositata la richiesta di revoca della detenzione per Carmelo Sebastiano Alferi, fratello di Peppe. In secondo grado, è stato condannato a quattro anni di reclusione ma, stando alla difesa, avrebbe già scontato per intero il periodo di pena. A questo punto, potrebbe lasciare il carcere qualora arrivasse un verdetto favorevole dai giudici di sorveglianza rispetto all’istanza inoltrata dal legale Maurizio Scicolone.