Gela. Una misura di custodia cautelare in carcere dopo il danneggiamento al bar “Lory” di Caposoprano. I pm della procura e i poliziotti del commissariato hanno stretto il cerchio nei confronti del trentaseienne Giovanni Botta. Per gli investigatori ci sarebbe lui dietro all’incendio, comunque segnalato sul nascere dai vigilantes privati. All’uomo viene contestato anche il reato di tentata estorsione. Da quanto emerge, il danneggiamento sarebbe da legare a presunti contrasti per le forniture all’attività commerciale presa di mira. Botta, questa mattina davanti al gip Tiziana Landoni, ha respinto le accuse. Difeso dall’avvocato Filippo Spina, ha negato di essersi trovato sul luogo al momento dell’incendio. Per la difesa, proprio l’indagato avrebbe effettuato regolari forniture ai titolari del bar, senza aver mai avuto eventuali contrasti. Il fermo non è stato convalidato ma il gip, come chiesto dal sostituto procuratore Federica Scuderi, ha disposto il carcere.
L’indagato sarebbe stato individuato attraverso l’esame delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, ma la difesa ha messo in dubbio la riconducibilità dell’indagato a quanto ripreso dalle videocamere. Quello al bar “Lory” è stato il terzo attentato incendario nell’arco di poche ore, dopo quanto accaduto al bar Belvedere e al Bcool Beach, locali distrutti dal fuoco.