Gela. L’”arcobaleno” politico che ha macinato voti alle amministrative dello scorso aprile, portando l’avvocato Lucio Greco in municipio (battendo pure i leghisti in salsa Salvini), praticamente non si intravvede più. Pesanti nubi, cariche di pioggia, l’hanno completamente coperto e la seduta di consiglio comunale di giovedì scorso è solo l’ultimo temporale, dopo le prime piogge di stagione. L’esperimento politico, che mette insieme “civici” e partiti come Pd e Forza Italia, sembrava già un azzardo in termini. Adesso, Greco si trova a dover rimettere tutti i pezzi al loro posto, a neanche cinque mesi dall’arrivo in municipio. Forse, l’avvocato “civico”, nonostante l’esperienza accumulata nel tempo, non si aspettava un fuoco di sbarramento così fitto, partito direttamente dalle linee amiche. Giovedì sera, ha clamorosamente rotto la “tregua” e, causa anche la pressione arrivata dai banchi non avversi, ha dato l’aut aut. “O si ha il coraggio di votare l’atto oppure andiamo tutti a casa”, ha tuonato. Il nubifragio era cosa fatta. Gli alleati hanno mollato gli ormeggi e come accade nelle coppie scoppiate, sono volati gli stracci politici. I suoi gli hanno messo sul tavolo l’avviso, o si cambia stile oppure tutto va rimesso in discussione. Verifiche di maggioranza, in questi primi mesi, ce ne sono state a iosa. Greco e i suoi “irriducibili” si sono sempre mostrati molto sicuri del fatto loro. Dopo la seduta sulla proroga del contratto di servizio della Ghelas, sembra cambiare tutto. Gli “arcobaleno” sono stati salvati dai rivali di opposizione. Gli stessi “irriducibili” non ci stanno a passare per quelli che si sono seduti in consiglio, solo per dire “sì”. Davide Sincero di “Una Buona Idea”, che non ha la tessera di “irriducibile” del sindaco, non si è lasciato rimbrottare da Greco. “Non ci sono yes men”, ha detto piuttosto stizzito dalla paternale. “Irriducibili” e non, pretendono rispetto. Le ultime scelte del sindaco hanno inevitabilmente sbiadito un arcobaleno politico, che per ora, ad eccezione dei voti raccolti alle urne, non ha spiccato per lucentezza. Forse, il colpo finale il primo cittadino l’ha dato con la nomina dell’imprenditore Francesco Trainito nel posto “d’oro” del sottogoverno politico locale, quello di manager della Ghelas.
Una scelta sulla quale l’avvocato ha messo il sigillo politico, facendo calare il gelo, anche tra quelli a lui più vicini. Ghelas a Trainito e allargamento di giunta stoppato. Due note, per gli alleati fin troppo stonate. I partiti lo guardano e riflettono sulla scelta fatta. I dem, in settimana, ribadiranno la necessità che il sindaco presenti il decalogo delle priorità politiche e l’uscita dall’aula, di giovedì, del capogruppo Gaetano Orlando (al di là dell’impegno personale citato dal suo segretario Peppe Di Cristina), non è un buon auspicio. Il deputato regionale Michele Mancuso e i forzisti, fino ad ora, hanno trovato riscontro politico nelle stanze di Greco. Pare che lo stop all’allargamento di giunta abbia trovato una sponda proprio nel deputato Ars. Giovedì, però, il capogruppo azzurro Luigi Di Dio, davanti alle parole forti di Greco, avrebbe voluto lasciare l’aula e l’ha detto rispondendo alla sfuriata. In aula, a rappresentare i mancusiani, c’era solo lui. Mancava l’altro azzurro Carlo Romano. Un’assenza, che nel “segreto” delle stanze di maggioranza, ha fatto scoppiare la tensione. Vincenzo Cascino, dell’area Musumeci, avrebbe preteso spiegazioni da Di Dio. Le ruggini, dopo lo stop all’ingresso di Giuseppe Licata in giunta (sponsorizzato da Cascino ma inviso ai mancusiani), non sono state superate, anzi. Nello spartito al contrario, Greco ha dovuto incassare l’assenza al momento del voto di consiglieri del suo stesso gruppo politico. E’ stato salvato dall’opposizione, che in campagna elettorale l’ha attaccato a testa bassa e continua a farlo tra i banchi del civico consesso. L’alleanza di governo, se non arriveranno gli aggiustamenti chiesti da tutti i compagni di avventura, più che un arcobaleno rischia di diventare una Babele politica.
Il sindaco , da una parte Mancuso e dall’altra di Cristina, e le nomine suggerite da Morselli cugino, lo mandano in tilt.
Farebbe bene e sarebbe l’ora che Lucio Greco non si faccia mettere nel sacco e l’unica soluzione resta l’azzeramento della giunta e cacciare fuori il Pd, che pur di aumentare il prezzo fa intergruppo con altri soggetti poco affidabili