Gela. La crisi finanziaria al centro del tradizionale messaggio del vescovo Michele Pennisi. Ha puntato il dito «sul rigido e farraginoso sistema di riscossione delle imposte e dei crediti degli enti previdenziali e assistenziali» che fa scattare «il meccanismo ipotecario sui beni delle imprese indebitate» escludendole, di fatto, da ogni possibile tentativo di ripresa.
Pennisi, recandosi nei luoghi di lavoro avverte la grande preoccupazione di operai e imprenditori. «I produttori agricoli, in particolare – scrive il prelato – temono per la filiera lunga che comporta un’enorme differenza fra il valore dei prodotti agricoli sugli alberi o nelle serre e quello della stessa merce nei grandi supermercati. Tutto questo spesso costringe a ritmi di lavoro disumani, mina la serenità e l’unità delle famiglie e le rende irreversibilmente povere».
Il vescovo perciò rivolge un appello «ai rappresentanti eletti dal popolo ad ogni livello e di ogni schieramento politico e al nuovo Governo di tecnici perchè favoriscano lo sviluppo economico dei nostri territori attraverso infrastrutture viarie adeguate, aiuti concreti e immediati alle nostre popolazioni, leggi che cambino le norme che regolano la riscossione» di tasse e tributi e rivolgendo «una particolare attenzione alle fasce più deboli ed esposte alle intemperie di una società sempre più complessa e sottoposta alle macchinazioni di poteri occulti e voraci».
Pennisi conclude con una esortazione all’unità di intenti, convinto come è che «dalla crisi si esce solo insieme, ristabilendo la fiducia vicendevole».