Gela. Un’indagine che ha abbracciato oltre vent’anni di attività lavorativa tra gli impianti della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Anni segnati da gravi malattie e morti. Dietro alle vicende sanitarie di diversi ex lavoratori della fabbrica ci sarebbe stato l’amianto. Fatti che hanno condotto a processo, davanti al giudice Marica Marino, ex manager e tecnici della multinazionale. Accuse che vengono contestate ad Armando Grassi, Giancarlo Barbieri, Alfonso Valerio, Alessandro Colnaghi, Francesco Mauro, Salvatore Verniccio, Rocco Ardore, Antonio Catanzariti, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Giuseppe Farina, Vito Milano, Salvatore Vitale, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Genitori, Giorgio Daumiller e Arturo Borntragger. In aula, è stata la volta di un ex funzionario della Provincia di Caltanissetta, spesso impegnato in controlli in raffineria, e di un militare della capitaneria di porto che ha partecipato alle indagini. Agli imputati vengono contestate le lesioni causate ai lavoratori, poi ammalatisi, ma anche il mancato rispetto delle misure di prevenzione dei rischi. L’ex tecnico della Provincia ha descritto quanto emerso nel corso di una verifica, risalente a sei anni fa.
Vennero trovati rifiuti speciali, soprattutto amianto, frutto di interventi di scoibentazione, affidati ad un’azienda dell’indotto di raffineria. Verifiche che nel corso del tempo sono state condotte anche dai militari della capitaneria di porto. Diversi ex operai, oggi malati, sono costituiti parti civili con gli avvocati Davide Ancona, Ezio Bonanni e Claudia Caizza. La società Raffineria di Gela, invece, è in giudizio come responsabile civile. I testimoni hanno risposto alle domande del pm Sonia Tramontana, finalizzate a verificare la perdurante presenza di amianto in fabbrica. Il giudice Marino, in apertura d’udienza, ha invece respinto l’eccezione sollevata da uno dei difensori, l’avvocato Alessandra Geraci, tesa all’eventuale revoca della testimonianza del funzionario della Provincia, che avrebbe riguardato un controllo effettuato in un periodo successivo a quello dei fatti contestati a tutti gli imputati.